Si intitola “Corale - voci sommerse, storie negate” questo primo lavoro di inediti che immortala il lavoro che da tempo portano avanti le due cantautrici siciliane Giana Guaiana e Bruna Perraro. Un lavoro ampio e delicatissimo dai profondi risvolti “favolistici” nei suoni e nelle scritture melodiche. Va di scena la storia politica e sociale di donne che hanno combattuto e pagato (molte di loro sono ancora al centro di cronache attuali) il prezzo di lotte e di soprusi, dove il diritto alla libertà viene calpestato e offeso in modi che per molte politiche internazionali quasi viene considerato normale. Non a caso quest’opera viene patrocinata da Amnesty International Italia. L’invito è quello di fare proprio l’ascolto di queste canzoni per accedere a lati meno illuminati della vita su questa terra. Il tutto moderato dalla delicatezza che la Guaiana e la Perraro hanno saputo restituire ai suoni acustici dal forte sapore di terra e di popolarità… un respiro ritualistico quasi a richiamare la ricchezza che esiste dentro la semplicità. Un disco tutt’altro che leggero nonostante lo splendido risultato raggiunto…
Storie di donne… la canzone d’autore qui si veste di protesta e di lotta. O forse anche solo di denuncia… vero? C’è tanto da dire sulla condizione delle donne in Italia e fuori. La donna è creatura fragile e potente. La fragilità è facilmente attaccabile; pensiamo a come è facile fare del male ad un essere delicato e splendido come la farfalla, a quanto sia facile intrappolarla. La donna va protetta e lasciata libera. Con le nostre canzoni noi vogliamo dare voce a chi non è affatto possibile sentire perché censurato, come la giovane cantante curda Nudem Durak, ingiustamente incarcerata da 10 anni in Turchia, e Sepideh Gholian, giornalista, attivista iraniana incarcerata da più di 5 anni per reati di opinione. Denunciamo le violazioni che subiscono ma mostrando il loro coraggio, la loro bellezza e dignità che vincono sulle ingiustizie. Noi siamo musiciste ed è attraverso la musica che lanciamo i nostri messaggi ed esprimiamo la nostra denuncia. Quando poi la musica viaggia, è grazie alle persone che si sentono coinvolte che la denuncia può diventare protesta e la protesta può diventare lotta.
Come arrivate ad incontrare queste storie e queste voci? Tutto questo fa parte della vostra vita personale? Possiamo dire di sì. Abbiamo sposato una visione frattalica della realtà, il tutto nella parte e la parte nel tutto. Ci sono profondi legami e corrispondenze fra gli esseri viventi e con nostra madre terra. Prestando ascolto e sviluppando empatia, parlare di una donna è parlare di tutte le donne, noi comprese. Le sbarre di una prigione diventano così i limiti e le credenze che un sistema ci impone o che noi imponiamo a noi stessi. Alcuni brani hanno poi come oggetto la terra. Questo ha molto a che vedere con le nostre vite personali. La scelta di vivere in campagna (Giana) o in città ma vicino gli orti condivisi (Bruna), ci mette nelle condizioni di praticare quotidianamente il rispetto verso la terra ed essere consapevoli di ciò che ci offre. Inoltre scoprire e conoscere i tempi della natura è un modo per contrastare il consumismo che tutto divora e brucia, e che secondo la mentalità diffusa è la normalità. Non lo è affatto. La tecnologia spinge a velocità paradossali ogni cosa, compresi i rapporti tra le persone. Ecco che scambiando una corrispondenza epistolare con Nudem, rinchiusa nella sua cella in Turchia, scopriamo e apprezziamo il valore della pazienza, dell’attesa: una sua lettera di risposta ci è arrivata dopo un anno.
E sono tanti i generi di musica che avete visitato. Di certo il “mondo” è la vostra casa… se vi chiedessi radici e riferimenti? Noi due siamo cresciute ai due estremi opposti dell’Italia: il Friuli, la regione più a nord est e la Sicilia, la regione più a sud ovest. E abbiamo radici musicali diverse. Studi classici, Fred Buscaglione, Gerschwin e jazz, cori alpini, canti da osteria, Bruna. Percorsi di formazione non accademici, cantautorato italiano, rock, punk garage, funky, reggae, jazz, canti tradizionali siciliani, del mediterraneo e oltre, come ad esempio canti devozionali d’India, Giana. Eppure poi ci siamo nutrite entrambe di musica sudamericana che ci ha indicato la strada verso la canzone d’autore e di denuncia: Violeta Parra, Victor Jara, Atahualpa Yupanqui, Mercedes Sosa e proprio lì abbiamo trovato una grande intesa, a partire dal 2006 quando ci siamo conosciute a Palermo. Poi abbiamo intrapreso un percorso esplorativo insieme, approdato negli ultimi anni nel cantautorato.
Questo disco in qualche misura raccoglie anche voci e storie italiane? L’allegoria di tutto investe anche la nostra quotidianità? Sebbene ci siano nelle canzoni riferimenti a luoghi e personaggi stranieri, vanno presi come simbolo di situazioni che purtroppo ci riguardano da vicino. Il land grabbing, ovvero l’accaparramento delle terre fertili da parte delle multinazionali, sebbene il titolo sia in inglese, è un fenomeno in piena diffusione in Italia e in Sicilia. La canzone “Voce” parla delle donne in Italia come fuori. Donne invisibili alla gente, che singolarmente si possono sentire sole ma le loro voci, sommate, diventano una forza. E’ un invito a non lasciarsi andare e a non sentirsi sole. L’isolamento, l’individualismo sono il limite, la coralità è invece una direzione che può aiutare.
E poi ho trovato molto l’incanto dentro questo disco… si torna fanciulli in qualche modo… vero? Tra fiaba e realtà ci sono l’incanto e la brutalità. Ci vogliono freschezza del fanciullo e coraggio per affrontare sfide che sembrano impossibili. Non pensiamo al tempo limitato che abbiamo a disposizione in una vita ma a quanto possiamo fare ogni istante, a partire dalle piccole sfide e gesti quotidiani.
Bello il video… bello e severo allo stesso tempo. Ma oggi, secondo voi, si combatte come un tempo? Ha senso fare canzone di protesta di denuncia? La lotta è una dimensione naturale, pensiamo a come lotta un seme per farsi strada dentro la terra e farsi germoglio. La lotta è legata all’istinto di sopravvivenza. Ha sempre senso lottare per un mondo più amorevole e accogliente. Farlo attraverso le canzoni, la poesia, la letteratura ci sembra oggi molto più potente ed efficace di qualsiasi altro mezzo, perché si utilizza un linguaggio che va dritto al cuore.
Articolo del
06/05/2025 -
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