Per la sua XIX edizione, il Fara Music Festival inaugura una nuova sezione dedicata alla musica elettronica e alla sperimentazione sonora: Fara Music Electronic Nights, una tre giorni nel cuore di Roccantica dove suono, luce, pietra e territorio si fondono in un’esperienza unica. Ogni sera, a partire dalle 21:45, un concerto live darà il via alla serata. A seguire, dalle 23:00, il DJ Set trasformerà la piazza in un dancefloor sotto le stelle. La Direzione Artistica dell’evento è di Enrico Moccia che abbiamo intervistato per farci raccontare di questa nuova avventura
‘L’elettronica non è più un genere ma un territorio creativo che dialoga con altre forme espressive come il jazz’ Una tre giorni dedicata alla musica elettronica e alla sperimentazione sonora, dove al centro ci sarà il dialogo tra diverse forme espressive. È questa la base della tre giorni musicale dal titolo, Fara Music Electronic Nights, che si svolgerà a Rocca Antica dal 4 al 6 luglio. Ad alternarsi sul palco tre formazioni che amano spaziare tra i linguaggi musicali: ad aprire le danze il progetto Jemma e nelle giornate a seguire si alterneranno Extra Sauce e Butterfly. Ogni sera, inoltre, al termine del concerto ci sarà spazio per un djset che trasformerà la piazza in un vero e proprio dancefloor. Tre appuntamenti da non perdere prima dell’inizio vero e proprio del Fara Music festival che anche quest’anno con la XIX° edizione tornerà all’Abbazia di Farfa. Ne parliamo con Enrico Moccia, direttore artistico del Festival, che ci racconta come è nata questa nuova avventura
La XIX edizione del Fara Music Festival aprirà con una tre giorni in cui ci sarà ampio spazio alla musica elettronica. Perché questa scelta artistica? Negli ultimi anni stiamo assistendo a un’evoluzione sempre più interessante dei linguaggi musicali. L’elettronica non è più solo un genere, ma un territorio creativo che dialoga con tantissime forme espressive, jazz compreso. Aprire la XIX° edizione del Fara Music Festival con una sezione dedicata all’elettronica – Fara Music Electronic Nights – significa accogliere questa trasformazione, restando fedeli alla nostra vocazione: dare spazio alla musica di qualità, che sperimenta e che guarda avanti
Fara Music Festival da sempre propone musica di qualità. Tra gli obiettivi c’è anche quello della valorizzazione del territorio? Senza dubbio. Il Festival è nato proprio con l’idea di far convivere la grande musica e la bellezza del territorio. Da quasi vent’anni cerchiamo di costruire un ponte tra artisti e luoghi, tra pubblico e comunità locali. La promozione della Sabina è un elemento centrale della nostra identità, anche grazie al supporto continuativo di enti come la Regione Lazio, la Fondazione Varrone e il Ministero della Cultura, che credono nel valore di questa sinergia tra cultura e territorio. Valorizzare le eccellenze locali, i borghi, le storie e le persone che li abitano è un modo concreto per dare senso e radici a ciò che facciamo
Cosa vi ha spinto a scegliere Roccantica, ovvero la location che ospiterà questa tre giorni di musica elettronica? Roccantica è uno dei borghi più suggestivi della Sabina, un luogo che incanta per la sua autenticità architettonica e paesaggistica. La scelta di iniziare qui il Festival non è casuale: da tre anni aderiamo infatti al progetto “Medioevo che Rivive”, che vede proprio il Comune di Roccantica come capofila. Un’iniziativa importante che punta a riportare attenzione sui borghi medievali del Lazio anche attraverso la cultura. Portare una tre giorni di musica elettronica in un contesto simile crea un contrasto affascinante: è un modo per intrecciare passato e presente, memoria e sperimentazione, in un’esperienza immersiva
Secondo te la musica che possiamo definire ibrida rappresenta per certi versi il futuro? Avete in mente di virare verso questa direzione anche nelle prossime edizioni? Credo che l’ibridazione sia già in atto. La musica oggi è un flusso continuo, dove i confini tra generi sono sempre più sfumati. L’elettronica, il jazz, la musica ambient, il sound design, l’indie… tutto può dialogare. Il nostro compito è osservare questi movimenti e creare spazi dove possano emergere. Non sarà un “cambio di rotta” definitivo, ma una naturale apertura a ciò che artisticamente ha senso. Quindi sì, potremmo proseguire su questa linea anche nelle prossime edizioni, con lo spirito curioso che ci contraddistingue
In questi anni di Fara Music quale è stata invece la risposta dei giovani? C’è stato un avvicinamento alla musica da parte loro? Assolutamente. Lavoriamo da sempre per coinvolgere i giovani, sia come pubblico che come protagonisti. I nostri workshop, le residenze artistiche, il concorso Fara Music Jazz Live per gli under 35: sono tutti strumenti pensati per costruire percorsi reali e stimolanti. Negli ultimi anni la risposta è cresciuta, e oggi possiamo dire che c’è una comunità giovane che riconosce nel Festival uno spazio di crescita, di ascolto e di confronto
E anche il fatto di virare verso l’elettronica quest’anno significa anche andare incontro a una musica apprezzata dalle nuove generazioni? Potremmo definirlo un nuovo esperimento? Sì, è anche un modo per dialogare con un pubblico più giovane, che vive la musica in modo sempre più fluido e multidimensionale. Ma attenzione: non si tratta semplicemente di “virare” verso l’elettronica per intercettare una tendenza. Le proposte che portiamo sul palco, in collaborazione con Emme Record Label – Jemma, Extrasauce e Butterfly – sono progetti di livello assoluto, con una forte identità artistica. C’è qualità compositiva, originalità progettuale e uno spessore musicale che li rende perfettamente coerenti con la linea del Fara Music. Inoltre, anche i DJ Set in programma non sono semplici selezioni da club: coinvolgono sound designer, live performer e musicisti di grande esperienza, capaci di costruire set che uniscono ricerca sonora e performance dal vivo. È un esperimento? Sì, ma un esperimento consapevole, coerente, e soprattutto in linea con la nostra visione: aprirci alle nuove traiettorie della musica mantenendo al centro la qualità.
Vuoi darci anche qualche anticipazione sul prosieguo del Festival? Come si svolgerà quest’anno e quali sono i vostri obiettivi? Dopo l’apertura a Roccantica, il Festival tornerà nei luoghi simbolo della Sabina: l’Abbazia di Farfa, e Fara in Sabina, tra concerti al tramonto, presentazioni editoriali, spettacoli e incontri. La XIX° edizione si preannuncia particolarmente ricca: ospiti internazionali, produzioni originali nate per il Festival, progetti indipendenti della nuova scena italiana e il nostro immancabile sguardo rivolto alla nuova generazione del jazz europeo, con artisti selezionati attraverso la nostra partnership con alcuni Festival italiani ed europei. Non mancheranno poi i workshop con docenti di alto livello e le attività collaterali che animano il territorio. L’obiettivo è sempre lo stesso: offrire un’esperienza culturale autentica, accessibile e profondamente radicata. Se in questi anni siamo riusciti a far diventare un piccolo centro un riferimento nazionale per la musica, è anche grazie alla sinergia con le istituzioni e all’entusiasmo di un pubblico che ci accompagna da quasi vent’anni
Articolo del
18/06/2025 -
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