C'è una voce che attraversa il Mediterraneo come un vento caldo e ironico, intriso di malinconia e vitalità. È quella di Peppe Voltarelli, cantautore, attore e scrittore calabrese classe 1969, anima errante della musica d’autore italiana e instancabile cantore della propria terra. Dalla fondazione de Il Parto delle Nuvole Pesanti negli anni ’90 fino ai successi da solista – coronati da tre Targhe Tenco – Voltarelli ha saputo costruire un universo espressivo personale, dove il dialetto non è folklore ma resistenza poetica, e dove l’arte diventa racconto migrante. A quindici anni dal suo debutto solista, Peppe è oggi più attivo che mai: dopo il celebrato album “La grande corsa verso Lupionòpolis” e una tournée internazionale di oltre 150 date, l’artista calabrese torna protagonista con nuove produzioni tra cinema, musica e teatro, confermandosi uno degli interpreti più originali della scena contemporanea.
Il cinema come esilio dell’anima: “Che verso fa il pesce spada?” Il 7 giugno 2025, al Biografilm Festival di Bologna, Voltarelli è stato al centro del docufilm “Che verso fa il pesce spada?”, scritto e diretto da Giacomo Triglia. Non una semplice narrazione sulla pesca nello Stretto, ma un viaggio allegorico dentro l’esilio interiore di un uomo che ha perso l’amore e cerca risposte tra le reti e le onde. Girato tra Scilla, Bagnara Calabra e Roghudi, il film si nutre di immagini simboliche e potenti, in cui il mare diventa specchio dell’anima. Una produzione della Scuola Cinematografica della Calabria con il sostegno della Calabria Film Commission, che unisce realtà e metafora in un racconto lirico e struggente. Racconta Voltarelli:«Tutto è nato venticinque anni fa con il recital “Volevo fare l’artista”, un omaggio alla carriera di Modugno, grande voce del Novecento e uomo che ha raccontato un Sud autentico, pieno di speranza, positivo e senza barriere. Per me è stato un riunificatore della poetica del Sud degli anni Sessanta. Cantava in dialetto pugliese, napoletano, calabrese. L’ho scoperto anno dopo anno, dopo quel primo recital, andando a fondo nella rilettura dei suoi brani. Una ricerca che ha toccato l’aspetto artistico, tecnico, metodologico. Senza copiarlo o imitarlo, nelle mie esibizioni cerco di rendere evidente la sua contemporaneità. La sua voce è viva, attuale, fresca, di qualità e carica di energia.»
Omaggio a Modugno: “Resta cu ‘mme” Dopo il successo di Voltarelli canta Modugno, l’artista rinnova il suo omaggio a “Mister Volare” con “Resta cu ‘mme”, progetto sinfonico realizzato con l’Orchestra Sinfonica di Sanremo. Il tour, diretto dal M° Giancarlo De Lorenzo e con arrangiamenti del M° Valter Sivilotti, attraverserà borghi e piazze d’Italia, culminando a Polignano a Mare, città natale di Modugno. Per Voltarelli, Modugno rappresenta un simbolo poetico del Sud e una figura da rileggere nel suo valore civile e culturale, oltre che musicale: «Cantava in tutti i dialetti, e li faceva dialogare. Era già un mondo globale prima che lo diventassimo davvero».
“Lupionòpolis”: un disco tra New York e Calabria L’ultimo album, La grande corsa verso Lupionòpolis, pubblicato da Visage Music, è un’opera ambiziosa registrata a New York con la produzione di Marc Urselli (già al lavoro con Lou Reed e Nick Cave) e Simone Giuliani. Dieci tracce – di cui otto in dialetto calabrese – arricchite da musicisti internazionali (tra cui Mauro Refosco e Eleanor Norton), costruiscono un paesaggio sonoro meticcio, dove il Sud si intreccia con jazz, folk, world music e suggestioni cinematografiche. Non a caso, i videoclip che accompagnano l’album portano la firma di registi come Giacomo Triglia, Lele Nucera e il messicano Tony Gutierres, tra Brooklyn, la Calabria e L’Avana. Il disco, finalista al Premio Tenco 2024 nella categoria miglior album in dialetto, è stato premiato anche con il Premio Nilla Pizzi e il Premio Loano come miglior disco di tradizione.
Un artista in movimento Con una carriera che attraversa 25 paesi e collaborazioni che vanno da Silvio Rodríguez a Carmen Consoli, da Adriana Varela a Bandabardò, Peppe Voltarelli continua a essere un nomade della musica e delle parole, un interprete che porta in scena la complessità del Sud e la sua inesauribile capacità di trasformarsi. Che sia con la chitarra in mano o davanti alla cinepresa, resta sempre fedele a una vocazione profonda: dare voce a ciò che resta ai margini, ma che vibra più forte di tutto.
Articolo del
23/06/2025 -
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