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Limes
Slowflash
2014
CD autoprodotto
di
Valerio Di Marco
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L'unico difetto di questo power-trio triestino nato nel 2009 è forse quello di suonare un pò troppo “easy”. Perché le intenzioni buone ci sarebbero pure, ma ”Slowflash”, il loro disco d'esordio, dopo un EP pubblicato nel 2011, si perde troppo presto alla ricerca di una scrittura dalla presa immediata, che nulla aggiunge e forse qualcosa toglie alla miriade di band, in particolar modo britanniche, uscite negli ultimi dieci anni e col sogno nel cassetto di suonare a Glastonbury, come hanno affermato di sperare anche loro. E' la generazione prima di Youtube e poi di Spotify, quella che ascolta i dischi interrotti dalla pubblicità e con un click passa da Frank Zappa (magari...) agli Wombats alla ricerca di una dimensione che non troveranno mai e senza saper veramente distinguere tra la cioccolata e ciò che gli somiglia. E così tra le influenze musicali di questa band “di confine” (ma solo per provenienza geografica) affiorano Placebo, Kaiser Chiefs, Snow Patrol, Glasvegas, Kasabian, Bloc Party, Arctic Monkeys, tutti immersi in un calderone senza capo nè coda che lascia il tempo che trova e annega le residue speranze di questi tre ragazzi, peraltro molto bravi a suonare, che pure qualcosa di buono tirano fuori in un disco in gran parte appiattito su gusti e sonorità invero abusati. E' il caso della ritmica forsennata del singolo apripista Tunng, della chitarra “spacca-cielo” di Hunting Party, del ritornello accattivante di Pressure Variation, e della melodia “strongly british” di The Fall, forse quella che più delle altre, pescando nel mazzo, becca la carta giusta.
Articolo del
10/04/2015 -
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//www.youtube.com/embed/lE074MUQX0U
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