La profondità, i testi lirici, depressi e impegnati, le metafore. L’emicrania feroce e l’ulcera belluina che ti assalgono al culmine dello sforzo sovrumano di trovare il filo conduttore di un’epifania esistenziale (dicasi anche trip) di 16 minuti e mezzo, magari con un testo di quelli a cavallo tra Ossian e Spoon River che a me tanto piacciono. Non sto scherzando. Amo le cose complicate. Suppongo che qualcuno mi potrebbe definire un’autolesionista musicale (per inciso, la mia idea di autolesionismo musicale sono i talent show, e non certo i My Dying Bride, gli Shining o gli Swans). Paradossalmente, ho però una particolare empatia con quei gruppi che mi risparmiano il piacere di sfondare il muro a zuccate e si fanno ascoltare senza tanti e tali inconfessati tormenti goethiani. E i simpatici, eccessivi Svertexx rispondono esattamente a questo tipo di esigenza caciarona e leggera. Gli Svertexx a un primo ascolto possono sembrare sboccati e terra-terra, in qualche misura ossessionati dal sesso … E, lieta novella, lo sono veramente, guarda un po’. Vogliono dire esattamente tutto quello che dicono. E, se un titolo come “Greatest Tits” non lascia adito all’interpretazione e il loro filone tematico è essenzialmente l’esistenza maschile aggrovigliata in due inestricabili nodi chiamati “universo femminile” (con tutto quel che ne consegue, due di picche in primis) e “autoerotismo” (chiamiamolo così, affinché lo spadone della censura non si abbatta su queste pagine), le susseguenti considerazioni sono sì esilaranti e scanzonate, ma non è detto che non si possano anche prestare a qualche riflessione … No, OK, basta così, mi ero ripromessa di non riflettere su alcunché. Fatto sta che l’hard rock spensierato degli Svertexx, con chiari debiti agli AC/DC a cominciare dall’uso della voce, non avrà molto di originale o innovativo ma porta a termine la missione di ristabilire un contatto fisico e poco problematico con la musica. I ragazzi ci sanno fare a livello di tecnica, e la loro presenza scenica tutta piume di struzzo e tutine alla Dee Snider fa la sua parte. Da ascoltare la conclusiva Granny’s Little Boy, con interessanti influenze Motörhead. Bravi e divertenti, senza essere inutilmente scurrili o stupidi.
Tracklist: Morninglight Runaway Sasha Grey Voodoo Lady Brunch With Satan Blame Fuck Me, Fuck Me Tonight Lovegun Granny’s Little Boy
Articolo del
25/02/2015 -
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