Il nome di questa band che arriva da Casal Monferrato ricorda quello di un certo quintetto di Oxford, ma mai coordinate sonore furono così agli antipodi: qui infatti siamo in pieno territorio indie-folk blues, quindi lontani, ma molto lontani, dall'Inghilterra e dalle sperimentazioni di Thom Yorke e i suoi sodali. I Radioking sono la naturale evoluzione di Thefinger, one-man band che ruotava attorno al songwriter Franco Di Terlizi. Il quale, tre anni fa, e dopo una carriera in solo, ha deciso di proporre il proprio materiale facendosi affiancare da una vera band. Materiale che si rifà alla corrente americana classica dell'alternative-country e dell'indie-rock: da Neil Young, The Byrds e Creedence in giù, per intenderci. Il tutto, mischiato agli ingredienti principali dell'american music, ossia il folk e il blues, con una punta di sano southern e uno storytelling (rigorosamente in inglese) che mescola vicende di vita quotidiana, amori persi e ritrovati, leggende e fiabe. A dirla così sembrano l'ennesima band iperderivativa nel solco di Jayhawks, Uncle Tupelo, Wilco, Calexico e decine di altri ascrivibili all'americana nel corso degli ultimi trent'anni. Eppure, ”The Nightowl's Lullabies” è un disco che vale l'ascolto non fosse altro per la qualità e l'originalità di pezzi come Last Harvest - il cui titolo richiama proprio un disco di Neil Young e l'incipit sembra quello di Like A Rolling Stone nella versione di Jagger e soci - la bellissima Ponderosa Pines, la brillante Still In The Dark, la “tweedyana” Tangerine Wind o la conclusiva Contagious, che ricorda i R.E.M. tristi e incartati su se stessi di “Out Of Time”. Recensire una band così è facile, perché basta citare i soliti noti per far capire che musica fanno. Quello che non si può spiegare, però, è la bellezza delle canzoni e la straordinarietà di un songwriting che sa essere dolce, gradevole, allegro e melanconico al tempo stesso. Per quello, no, non basta leggere qui.
Articolo del
23/02/2015 -
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