Rajas è un termine sanscrito, e il sanscrito – si sa – per molti di noi è….sanscrito, nel senso che non ne sappiamo e non ne capiamo nulla. Andrea Balossi e Claudio Mazzoleni, però, rispettivamente chitarra e voce di questo progetto nato nel 1997, provano a farlo comprendere in un linguaggio universale che è quello del rock. Un rock che ispira positività, ottimismo, buone vibrazioni. Letteralmente, ‘rajas’ significa ‘colorato’, ma anche ‘dinamismo’, ‘instabilità’, ‘attività’, ‘desiderio’. Tanti significati ma una sola passione, la loro: quella per la musica, nel tentativo di compendiare (e spiegare) le esperienze di vita e tutto ciò che ogni giorno porta a crescere, restando però sempre al servizio della musica, nell’ottica di una ricerca continua e ininterrotta. Ed è da questo lavoro di «umili artigiani del pentagramma» - come amano definirsi - che nasce il nuovo album. Altro punto di partenza, altro segmento di cammino per degli autentici “gitani” dell’ispirazione in note. ”Intersezioni”, secondo lavoro del quintetto lombardo - «un disco intelligente, curato e interessante», per dirla con loro - ha un tiro immediatamente riconoscibile, rassicurante, che mescola la musica tradizionale al classic-rock dei “riffoni” chitarristici. Ma ad un suono potente e viscerale fanno da contraltare aperture alla tradizione popolare, grazie all’uso di strumenti insoliti, evocativi e folk per eccellenza come l’arpa celtica, il banjo, la ghironda, il cuatro e il cavaquinho. Suggestioni esotiche e medievali riconducibili però all’alveo di una classicità che, forse, può essere un ponte per il futuro.
Articolo del
22/02/2015 -
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