Le atmosfere sono quelle degli anni 60/70; i colori quelli prettamente autunnali ed invernali, ma a tratti anche primaverili; i luoghi quelli di immensi campi di verde oltre oceanici, lontani da noi e dalle nostre culture, quelli made in Usa, strettamente legati a quelle terre sabbiose e ruvide della più intima tradizione. Tuttavia con i Frozen Farmer invece, diventano anche parte di noi. Ebbene sì, il loro ultimo lavoro ”Stay” sembra perfettamente americano, tremendamente americano... vergognosamente - nel senso buono del termine - americano, ed invece è curiosamente e magistralmente italiano. Nati nel 2009, i Frozen Farmer sono quattro ragazzi di Varese, Francesco Scalise, Paolo Grassi, Giordano Rizzato e Valter Violini che, uniti dalla passione per il country, ci si immergono sin da subito, portando ognuno un pezzo di tradizione musicale che ammirandola trasferiscono all'ascoltatore alla perfezione, con l'obiettivo unico di esserlo country, a tutti gli effetti. E ci riescono. Angel's Melody è la open track, ed è perfetta nel suo ruolo: parte lenta e timida, come uno scorrere fluido sull'acqua calma e si apre periodicamente a qualcosa di nuovo, di più incisivo e deciso. Le aperture musicali che si susseguono completano così un quadro davanti al quale l'ascoltatore si scopre sorpreso ed ammirato, pronto a cogliere quello che “Stay” sembra tanto volerci raccontare. Infatti con Frozen Farmer, omonima traccia, apriamo una sorta di vaso di Pandora: da il benvenuto al banjo portandolo sul palmo della mano e del quale si farà sfoggio anche successivamente ed è lì, che più sicuro di se, trasforma tutto in un cavalcante folk che più country non ce n'è e segna come probabilmente la traccia più bella del disco, There's A Leak, nonostante la title track sia Stay, al contrario una ballad tranquilla e non pretenziosa che sicuramente tra tutte non sarà quella a rimanere più impressa, ma metterà sotto la lente di ingrandimento la chiave del successo nell'ostentazione non intimorita da quel qualcosa di non patriottico, da quella non appartenenza che viene, al contrario, scacciata via senza difficoltà. Ma “Stay”, disteso su 10 tracce piacevoli e scorrevoli, sembra nascondersi in fondo dietro qualcosa di più semplice ed umano. Nel complesso la sua forza motrice si divide in due ingredienti fondamentali: la descrizione implicita paesaggistica e la costante di un soggetto poetico, sia esso fisico che sovrannaturale, come ci suggerisce la stessa Angel's Melody, Jenny, Valley of Memories, creando come una sorta di gruppi di appartenenza nei quali le tracce si accomodano con una loro ben definita personalità. Ingredienti fondamentali che aiutano ad abbracciare alla perfezione una tradizione lontanissima, difficile e anche nella sua stessa madre terra profondamente recintata, ormai vaga e rara, che costruisce sentimento, personaggi e storie dietro i propri suoni e racconti. Di per se genere romantico e, come la stessa definizione suggerisce, popolare, il folk del quale si nutre “Stay” scorre velocemente lasciando un piacevole senso di rilassatezza e di soddisfatto "replay" che con un saluto quale End Of The Day è difficile frenare. La fedeltà al genere proietterà probabilmente questo secondo lavoro dei Frozen Farmer agli amanti del genere i quali non mancheranno di essere critici riguardo il suo “made in Italy”, ma è proprio questo il segreto che tra tutti risulta più speciale, quello della passione coraggiosa per uno stile di musica che non necessariamente deve riportare il marchio di fabbrica statunitense, ma può e ha il diritto di sfoggiarsi con le sue meravigliose bellezze, seducendo e coinvolgendo, portandoci almeno per quei quaranta minuti di un disco, a realtà più semplici, goliardiche e probabilmente più grate alla vita.
Articolo del
06/12/2014 -
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