Nei primi anni Novanta si fece conoscere dal vivo con il nome di M.I.L. (Musica Internazionale Locale), adesso è diventata La Banda di Palermo, ma i musicisti sono più o meno gli stessi, da diversi anni protagonisti di esaltanti concerti in teatro o di spettacoli in strada grazie ad un “live act” scatenato e ribelle che sintetizza retaggi punk e una base folk tradizionale. La Banda risulta attualmente composta da Giacco Pojero, alla fisarmonica e voce, Marco Monterosso, alla chitarra elettrica, Nino Vetri, al sassofono e voce, Antonella Romana, tromba tascabile e voce, Tommaso Chirco, al contrabbasso e basso elettrico, e Simone Sfameli, batteria e percussioni. L’organico della Banda è però variabile e può arrivare a contare fino ad undici elementi. L’impatto è quello di un gruppo di paese di tanti anni fa, che portava in strada musiche e canti che accompagnavano l’incedere delle diverse stagioni e aveva un rapporto diretto e costante con la gente del posto di cui andava a raccontare in musica le storie. Incuranti del passare del tempo, i musicisti della Banda di Palermo assumono lo stesso atteggiamento e riescono a riprodurre anche su disco una musica energetica e frizzante, con alcuni brani come Soùra Kai Mastoùra e Mi Votu e Mi Rivotu, cantati in dialetto. Ci è piaciuta molto La Canzone dell’Avvelenato, un vero piccolo capolavoro, dotato di un crescendo molto coinvolgente , trascinante e assolutamente epico. Melodie popolari siciliane, sia religiose che profane, si mescolano a canti di origine celtica o ad armonie di impronta klezmer o ancora di origine balcanica. Un vero “melting pot” di musicalità e di etnie diverse che un’energia tanto misteriosa quanto contagiosa trasforma in una danza sfrenata, estremamente godibile e vitale. Un album affascinante , molto originale, che contiene anche sperimentazioni squisite come April, tratto dalla “Terra Desolata” di Eliot, un brano dai contorni arabeggianti, e una bellissima riedizione di Kanonen Song di Kurt Weil, con il testo di Bertolt Brecht. E’ un disco che non smette mai di sorprendere e che mi permetto di consigliarvi caldamente, perché ha il dono di una musicalità rara e molto sincera, e anche perché suona come una bomba ad alto potenziale nel salotto di casa.
Articolo del
20/11/2014 -
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