Llargo è il nome, dalla pronuncia enigmatica, di un progetto musicale nato nel 2009 dall'unione di un quartetto di ragazzi milanesi dotati di spiccata sensibilità, artistica e non, come si può evincere dal proprio modo di presentarsi e, soprattutto, dal proprio primo prodotto concreto, l'Ep omonimo uscito nell'ottobre dello scorso anno. La proposta musicale contenuta nel breve, ma molto intenso, “Llargo” è un qualcosa di vagamente originale nel panorama italico: la commistione di strumentazione acustica ed elettrica, con alcuni accenni di elettronica, volta all'unico fine di creare la base, o ancor meglio, la confezione, con la quale ricoprire la voce calda e soffice della cantante (e tastierista) Barbara Giuffrida. Difatti, il prodotto assume delle riconoscibili peculiarità soprattutto per merito suo, senza nulla togliere al lavoro, prezioso e necessario ovviamente, di Christian De Cicco (chitarra), Lele Garro (basso e contrabbasso) e Silvio Centamore (batteria). Alla ricerca di una sonorità intima a dir poco, i Llargo non puntano ad un'offerta che soddisfi ogni tipo di palato, si soffermano su uno standard atmosferico che, bene o male, permea tutte le cinque tracce dell'Ep. Fa eccezione, per certi versi, la sola Selfish Joy, dalla quale sembra emergere una non maggiore, ma differente vitalità, una convinzione nuova, come se, dopo aver a lungo trattenuto i propri pensieri per sé, avendo come unico confessore un freddo specchio, ci si decidesse alla fine a condividerli con un fratello o un caro amico. La perdita di questa patina di intimismo estremo, però, rende musicalmente meno giustizia al brano, gli toglie efficacia. Apre il disco la docile Things, sorretta da un arpeggio delicato e conturbante, brano che ci presenta la voce, a suo modo androgina, certamente elegante, della Giuffrida. Non si distacca molto dall'opener la successiva So We Say, nella quale si ha modo di apprezzare l'atmosfera eterea e sognante creata da una ricerca musicale vagamente post-rock. Un riff di pianoforte uggioso, forse un po' lugubre, ci accompagna verso l'acme del disco, il terzo brano, ancor più vago dei precedenti. In Surrender sembra essere evocata l'aria densa di un malinconico autunno, con quel primo freddo che accompagna un paesaggio sempre più spoglio di colori, eppure affascinante. È forse la traccia emotivamente di maggior impatto del lotto. La chiusura, infine, è affidata alla soffocante Brother, pezzo aperto da un piacevole arpeggio ritmato, che riesce a incanalare la velata sofferenza del cantato: è una vera e propria richiesta di aiuto e sostegno, una necessità che diventa dipendenza assoluta. Sarà interessante vedere se questa intimità portata quasi al limite potrà risultare efficace anche in un album completo. Per ora ci si può godere una proposta musicale che lascia diversi spunti di interesse su cui riflettere. “Llargo “ è un Ep che ha dei limiti ma mostra un buon potenziale: coltivarlo diventa un dovere.
Articolo del
08/09/2014 -
©2002 - 2024 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
|