I Kpanic sono una giovane band perugina nata nel 2012 dall'iniziativa del cantante Marco Riccio, del chitarrista Michele Tassino, del bassista David Tavanti e del batterista Simone Migliorati. Dopo aver vinto il RockAge Contest, incidono nel 2013 l'album che segna il loro esordio, senza perdere tempo, senza aspettare una pur minima consapevolezza di esser pervenuti ad una maturità artistica: diretti all'obiettivo, con idee chiare e senza remore. “Asylum” racchiude in sé l'essenza della proposta del gruppo in questione: c'è molto grunge di base, con influenze musicali nirvaniane alternate a sprazzi di Alice in Chains, specialmente nella gestione della voce e nel suono scuro delle chitarre; c'è del nu metal in un discreto numero di tracce, quel tanto che basta per rendere l'album vagamente aggressivo; c'è un impianto new wave percepibile a tratti, e non in tutti i brani; c'è essenzialmente la voglia di esprimere la propria personalità in un linguaggio musicale che possa essere condivisibile con una buona fetta di potenziali ascoltatori. Il risultato non è eccellente, specialmente per i difetti in fase di produzione e missaggio. Si nota poi una certa piattezza, la vaga sensazione di un inconsapevole timore di perdere la via prescelta; non ci sono grandi azzardi, la linea rimane la medesima per quasi tutta la durata del disco. Tuttavia, a tutto ciò si potrà facilmente porre rimedio con un pizzico di esperienza e flessibilità in più. Gli ingredienti in fin dei conti sono gradevoli.
A dare un tocco di originalità all'insieme contribuisce in grande parte la voce del singer, pulita e sofferta, con un tocco di ruvidità sincera. Pecca di imperizia nei primi brani, la title-track e Beware the Dog, ma sale di livello nei restanti nove, divenendo assoluta protagonista nella parte centrale (Be Yourself, Someone Else, Another Day) e nel gran finale (The Hunt, Be or not to Be). Non a caso, mentre le prime due tracce sono in assoluto le peggiori del full length (Asylum illude nel riff e nelle strofe, ma si lascia andare ad un ritornello indistinto e senza mordente, Beware the Dog affoga nel proprio anonimato), quelle poste al centro e nel finale del disco risultano piacevoli, ispirate, fluide e convincenti. Non solo a Riccio va ascritto tale merito però: ottimo è il apporto offerto dall'onnipresente basso e dalla solida batteria, mentre la chitarra fa il proprio sporco lavoro, senza tuttavia incidere come ci si potrebbe attendere.
Ad ogni modo, i brani più intriganti sono anche quelli che presentano più evidenti le venature nu-metal, con sonorità più scure che rendono bene nel contrasto con il nitido cantato, mentre lasciano un segno meno tangibile quelli che più si abbandonano ad un grunge nella norma (Bad Things, A Day for the Sun, Dummy, If I Would). La perla del disco è sicuramente Be or not to Be, brano acustico posto in chiusura, qui Riccio offre la propria miglior performance, accompagnando con voce calda ma non suadente i pensieri del confuso ascoltatore. È la prova che se si fosse tentato di diversificare leggermente il disco, il risultato sarebbe stato decisamente più efficace. “Asylum” rimane comunque un buon debutto. Ma solo il tempo ci dirà quanto la strada intrapresa possa esser quella giusta. A rendere più arduo ed intrigante il futuro dei Kpanic è intervenuto nell'ultimo anno il cambio di cantante, con il partente Riccio sostituito da Simone Pannacci. Una novità che potrebbe portare benefici, ma anche far crollare le certezze che finora avevano reso la band così risoluta e consapevole dei propri mezzi.
Articolo del
20/06/2014 -
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