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Hysterical Sublime
Colour Ep
2014
CD autoprodotto
di
Alessandro Basile
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È sempre molto difficile fare delle precise considerazioni su una band emergente, specialmente se il materiale a disposizione per l’ascolto si riconduce ad un solo disco. Nel caso degli Hysterical Sublime, eclettico progetto musicale proveniente da Palermo, non c’è neanche un vero e proprio album da analizzare, bensì un Ep contenente soltanto quattro pezzi originali. Proprio per tale motivo ci si limiterà a descrivere nelle righe che seguono i singoli brani racchiusi in “Colour Ep”, cercando solo di far capire a chi legge quali sono le principali sfumature che caratterizzano l’intero mini cd. “Colour Ep” si apre con l’omonima prima traccia. Trattasi di un pezzo molto energico in cui è evidente non solo una considerevole impostazione elettrica, ma anche un convincente atteggiamento rock. L’utilizzo dei synth e delle programmazioni fornisce alla canzone dei connotati elettronici abbastanza calzanti e godibili. Interessante lo sviluppo, così come il dialogo che si instaura tra le belle chitarre di Gianlorenzo Mungiovino e gli archi di Francesco Incandela. Molto affascinante ed elegante inoltre il cantato di Angelo Di Mino. Insomma, un inizio coi fiocchi. La canzone funziona. Dopo Colour ecco Gimme. Qui il suono denota più di un rimando alle atmosfere wave anni Ottanta. Pure in questo caso si riscontra un buon gusto nella selezione degli strumenti. Non si tratta di un brano immediato al pari di Colour, tuttavia ci vuole ben poco per riconoscerne la validità. Il terzo brano in scaletta è Control, primo singolo estratto dall’Ep prodotto, registrato e missato da Marco Trentacoste e in vendita dallo scorso 22 gennaio. Control è sicuramente un brano più dinamico e meno riverberato rispetto a Gimme. Il cantato à la Damon Albarn ne accentua il piglio molto british. Non male. A chiudere il disco c’è poi Where. Dopo una prima parte molto soft in bilico tra Radiohead e The National, la canzone sale improvvisamente d’intensità verso il finale, quando l’ingresso dirompente delle chitarre sembra quasi palesare un pregevole – ma purtroppo breve – crescendo sonoro dalle tinte post rock. Conclusioni: ottima dimestichezza con gli arrangiamenti, discrete intuizioni sonore e grande disinvoltura nella scrittura. A quando il primo album?
Articolo del
10/02/2014 -
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