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Ghita
Per Quello Che Sono
2013
CD autoprodotto
di
Alessandro Basile
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Dieci inediti, oltre alla deliziosa cover di Come Pioveva di Armando Gill, compongono l’album d’esordio di Ghita Casadei, giovane e raffinata autrice romana. “Per Quello Che Sono” è il frutto di un lungo e meticoloso lavoro di scrittura e di produzione, basti pensare che le registrazioni sono state effettuate in ben tre diverse sale d’incisione della Capitale: il Nowhere, l’Home Studio B&C e Gli Artigiani – struttura che in realtà non si trova esattamente a Roma, bensì a Formello. Proprio presso Gli Artigiani si sono svolte le due fasi più delicate e determinanti per la buona resa definitiva di un Lp: missaggio e mastering. Dei missaggi si sono occupati Maurizio Loffredo e Pietro Casadei, fratello della cantautrice e co-produttore del disco, nonché curatore delle programmazioni e delle parti di synth rintracciabili qua e là; il mastering è stato invece affidato a Daniele Sinigallia. Alle recording sessions di “Per Quello Che Sono” non potevano ovviamente non prendere parte i musicisti che ormai da parecchio tempo accompagnano la Casadei dal vivo: il chitarrista Simone Battista, il batterista Daniele Russo e il bassista Emanuele Frascà. Oltre a loro, vanno segnalati anche i preziosi interventi di altri due ottimi strumentisti, ovvero Flavio Guarnieri Pasquetto (sua la pedal steel guitar nella già citata Come Pioveva) e Duilio Galioto, che ha suonato il pianoforte, il wurlitzer e il toypiano. “Per Quello Che Sono” raccoglie brani molto eleganti. Brani suonati con estrema precisione e sensibilità. Guai ad immaginarsi un disco piatto ed evanescente: le canzoni qui presenti, per quanto omogenee in fatto di arrangiamenti e di sonorità, possiedono estrema varietà dal punto di vista musicale e testuale. Ed è proprio una peculiarità del genere (la varietà, per l’appunto) a rendere tanto sfaccettato quanto godibile lo sviluppo di un album che ne ha un po’ per tutti i gusti: alle frizzanti tracce iniziali – La Donnina Conturbante, Mio Bel Fior, Mani Di Sabbia e Girotondo Delle Tre – seguono infatti brani maggiormente profondi. Qualche esempio? Sicuramente Nascondersi, ottima dimostrazione di pop italiano ben impostato ma non per questo patinato e/o smielato come quello tanto pompato dalle tristi radio commerciali dello Stivale. Grosso modo sulla falsariga di Nascondersi è pure la canzone che dà il titolo al cd. E un certo tipo di profondità si riscontra infine all’interno di Amore E Di Più, forse l’episodio più minimalista e asciutto dell’album, e quindi nell’ultimo brano in scaletta, vale a dire La Passatista. Sempre perfetta poi l’interpretazione canora dei pezzi: la voce della Casadei dimostra puntualmente di non apparire mai prevedibile sotto l’aspetto dell’esecuzione, manifestando autentica versatilità ed originalità. Un lavoro onestissimo “Per Quello Che Sono”, disco genuino e sincero, poco incline a soluzioni furbesche e piuttosto aperto alla contaminazione. Esagerato considerarlo imprescindibile. Assolutamente sbagliato ritenerlo però acerbo e abulico. Questo è quanto.
Articolo del
31/12/2013 -
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