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373°K
Lontano
2013
CD autoprodotto
di
Giulia Surace
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I bolognesi 373°K arrivano al secondo album autoprodotto intitolato “Lontano” a distanza di due anni dal primo “Spiriti bollenti” del 2011. Il nome della band nata e cresciuta tra i corridoi del DAMS di Bologna, si riferisce, a detta loro, alla temperatura d’ebollizione dei loro cervelli, impegnati nella composizione dei loro pezzi. Lo stile del gruppo richiama il rock made in italy di Ligabue o dei Litfiba nei tempi più recenti. I testi un po’ troppo pretenziosi formano canzoni vagamente esistenzialiste, mediamente profonde e personali. Abbiamo davanti un disco che sin dalle prime tracce risulta forse poco attraente e per nulla accattivante sia ad orecchie impegnate che a quelle più accontentabili. L’ingranaggio sembra funzionare poco soprattutto nell’aspetto musicale che non aggiunge nulla di nuovo al solito soft rock italiano di numerose band sulla piazza da decenni. L’intero album è un déjà vu, impostato con linee vocali che oscillano dai toni bassi alla Piero Pelù fino ad arrivare a qualche falsetto presente, come quello contenuto ad esempio ne La Fenice. La terza traccia Non C’è Più Tempo Per Voi, presenta un attacco interessante fatto da un basso graffiante e una voce cupa. Anche qui però dopo qualche secondo di ascolto i 373°K risultano facilmente smascherabili, perché finiscono per scadere nell’autocompiacimento riproponendo di fatto alcune idee del famoso pezzo Personal Jesus dei Depeche Mode. In Le Ali, pezzo che non dispiace, la band prova a riproporre un po’ il gusto degli anni gloriosi dei Litfiba, scegliendo però dei riff più moderni. Tirando le somme i 373°K suonano bene, ma appaiono bloccati in scelte espressive già solcate. Eppure le idee ci sarebbero. La band dovrebbe tentare, con arrangiamenti un po’ più personali, di guardare ‘lontano’ , distaccandosi dal filone che caratterizza un certo rock italico. Così da sperimentare strade nuove, più originali e magari meno intuitive: le potenzialità ci sarebbero.
Articolo del
10/12/2013 -
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