Nuovo pregevole lavoro in studio per i Seeking A Drop. Il brillante progetto musicale capitanato da Fulvio Tulli ha dato alle stampe nel corso della passata primavera il suo primo album d’inediti registrato presso il Kutso Noise Home di Marino, piccolo comune situato alle porte di Roma. Dieci sono le canzoni presenti in ”Beyond The Wall”, Lp in cui la band dimostra ancora una volta di non riuscire proprio a distaccarsi del tutto da quelle pur sempre suggestive ed ammalianti radici folk, da quelle reminiscenze a cavallo tra l’indie e il country, e, inoltre, da quell’attitudine sostanzialmente elettroacustica che si era imposta in maniera alquanto evidente fin dal primissimo Ep “A Few Years Ago” risalente al giugno del 2012. “Beyond The Wall” si apre con un pezzo molto bello e colorato, vale a dire The Boy Who Knows Everything About Life. I connotati maggiormente lampanti della composizione in questione sono due: grande attenzione per la melodia, per il bel canto, e tangibile impronta chitarristica che va inevitabilmente ad accentuare il carattere folk (rock) della canzone. Dopo una partenza quasi pacata, il brano prende via via sempre più velocità e intensità, dando di conseguenza l’impressione di essere stato sviluppato con estrema lungimiranza da Tulli e soci durante le sessioni d’incisione. Già più “dimessa” e morbida è invece Not A Sad Story, altra gran bella canzone in cui non viene meno l’impostazione dylaniana che, in fin dei conti, non annoia mai. Altrettanto ispirata è poi Four Strings Serenade, la terza traccia in scaletta del disco che, già dalle prime battute, rivela tutto il suo carattere frizzante e vivace. Se Tag Along sembra fondere i Wilco di Sky Blue Sky con l’intera opera dei Lumineers e dei Civil Wars, Alienation ed Oh Son non mancano invece di denotare grande genuinità sonora ed eleganza autoriale. “Beyond The Wall“ ha il pregio non di non essere un disco troppo lungo ed articolato: ciò significa che l’ascolto risulta talmente fluido e rapido da ritrovarsi in men che non si dica a contemplare la settima traccia, vale a dire Healing Myself. In bilico tra Hilly Eye e Great Lake Swimmers per quel che riguarda il sound, Healing Myself si staglia immediatamente per le delicate sfumature che riesce a creare attraverso un arrangiamento modesto, leggero, poco sofisticato eppure tutt’altro che elementare e discutibile. Con The Last Time ci si avvia verso la conclusione del cd, essendo questo il terz’ultimo componimento della raccolta. In The Last Time è sicuramente l’intimismo a prevalere, grazie sia ad un’atmosfera raccolta che sa di tramonto con pochi amici sulla spiaggia sia ad un arpeggiato onesto, nonché interessante e raffinato. My One e Beyond The Wall chiudono poi l’album in maniera dignitosissima, essendo due episodi magari per nulla imprevedibili, eppure assai impeccabili in fatto di scrittura e di produzione. Alla luce di tutto ciò, alla luce di quanto descritto, non si può certo nascondere che il disco non ci sia affatto dispiaciuto. Va da sé che non siamo di fronte ad un capolavoro e che perciò le nostre positive osservazioni debbano essere necessariamente contestualizzate e interpretate con obiettività da chi legge. Il disco è buono però, e su questo è difficile aver da ridire. E lo è per il semplice fatto che è stato scritto, registrato, prodotto e suonato come forse meglio non si poteva. Complimenti insomma ai Seeking A Drop che da un po’ di tempo a questa parte evitano di fare cose esagerate e ai limiti della sperimentazione, cercando piuttosto di realizzare un qualcosa che soddisfi innanzitutto loro stessi e che sia in grado, magari, di essere accessibile a tutti, senza apparire tuttavia banale e scontato. Non male.
Articolo del
06/11/2013 -
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