”1991” non è un titolo come un altro, ma un riferimento a più livelli: anno di nascita dei componenti della giovane rock band vicentina Bad Black Sheep, spartiacque generazionale tra gli spensierati ed ottimisti anni ‘80 e i ‘90 caratterizzati da inquietudine, fragilità, irrequieta introspezione e senso di instabilità e di ambiamento, con tutto ciò che ne consegue anche musicalmente. La cesura non potrebbe essere più netta: l’hair metal, i capelloni ipermascellati alla Joey Tempest e l’abominevole disco music cedono il passo al grunge, al lo-fi, alla neo-psichedelia del trip hop, alla malinconia del brit pop, e al revival pop punk californiano che a certi crepuscolari scenari esistenziali oppone disperatamente l’arma del disimpegno forzato e dell’ironia a tutti i costi. E’ un’epoca fatta più di ombre che di luci, più di guerre che di pace, di disillusione e paura più che di grandi speranze. Gli ex ragazzi dei Nineties – quelli che non si sono persi per strada, traditi dalla vita o dai propri mostri interiori - sono oggi adulti che lottano o annaspano nella stessa incertezza di allora, che oggi si chiama crisi, cassa integrazione, speed dating, social network: un mondo fatto di niente, di vuoto pneumatico, da cui solo i veri cinici sembrano potersi salvare.
I Bad Black Sheep hanno vent’anni e probabilmente non devono ancora fare i conti con lo spleen generazionale, beati loro. Ma il loro rock energico seppur abbondantemente melodico rivela un’autoconsapevolezza che li mette, per ora, al riparo dal qualunquismo, anche musicale. Attenzione, non si tratta di una promozione a pieni voti. Come già sottolineato, i BBS sono giovanissimi e hanno tempo ed energie a volontà per affilare il proprio sound. Ma il rischio piallatura è in agguato. Condoniamo loro la partecipazione a Casa Sanremo, consapevoli del fatto che per farsi conoscere a qualche compromesso massmediatico bisogna pur scendere. Ma puzza già di vecchiume il gioco di contrasti tra armonia e pesantezza. Occorre qualche guizzo di fantasia in più per dare vita a contenuti di per sé buoni: la tristezza infinita di un mitico piccolo negozio di musica in provincia costretto alla chiusura dalle regole soffocanti del music business (Radio Varsavia), le paure e i dubbi di una generazione segnata da un mondo privo di punti fermi ma pieno, in compenso, di conflitti (1991, Didone, Non Conta, 1000 Miglia Sotto La Norma). Le storie su cui lavorare ci sono, manca solo un po’ di stile. Forza e coraggio!
Tracklist: 1.1991 2.Altrove 3.Didone 4.Radio Varsavia 5.Igreja De Santa Maria 6.Non Conta 7.Cuccurucucu 8.Special 50 9.Mr.Davis 10.Alta Velocità 11.Fiato Trattenuto 12.1000 Miglia Sotto La Norma
Articolo del
31/05/2013 -
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