Registrato da Giorgio Amendolara e Gianni Del Popolo nel giugno del 2012 presso la Casa Musica di Capena, ”Turing Ep” rappresenta la prima produzione ufficiale dell’omonimo quartetto capitolino. Il disco, pubblicato in rete sul finire dell’anno passato, ma poi stampato e disponibile in formato fisico dall’inizio del 2013, contiene cinque composizioni inedite abbastanza omogenee in fatto di sound e di sfumature, anche se poi, tutto sommato, diverse tra loro a livello di connotazioni, strutture, rimandi e dinamiche. Ad essere comunque costante, riconoscibile, e in un certo senso lineare, è il taglio sonoro globale, o, per meglio dire, l’approccio dei brani in scaletta, tutti caratterizzati da un’impronta molto eterea, delicata, raffinata, con richiami neanche troppo velati al post rock continentale e statunitense del nuovo millennio. Attenzione però: guai ad inquadrare a priori questo Ep come una classica produzione musicale esclusivamente intrisa di arpeggi, di progressioni, di crescendo sonori e di altri espedienti tipici, appunto, del post rock degli ultimi tempi. Tale genere è senza ombra di dubbio nel DNA della band che, tuttavia, prova continuamente a prescindere da esso, optando piuttosto per la contaminazione e per la possibilità di unire a determinate consuetudini anche delle piccole novità.
Del resto, già la traccia iniziale del mini cd, intitolata Sull’Orlo, si fa subito notare per il fatto di essere caratterizzata da liriche principalmente in italiano. Elemento, questo, assai poco frequente, specialmente in brani di questo tipo, dal ‘mood’ così rallentato e sognante. Non capita spesso infatti di scorgere un registro lessicale italico dipanato e distribuito su musiche dalle tinte post rock. Ecco allora che questo piccolo esperimento può dirsi abbastanza riuscito. Gli otto minuti secchi del brano non sembrano neanche farsi troppo sentire e il pezzo scivola via con fluidità, senza apparire stucchevole. Interessante è poi la successiva Kit Carson Will Never Die. Qui siamo sempre su dimensioni molto distese, anche se l’uso del bottleneck sulle chitarre elettriche e il solo di armonica del frontman Luca Di Piramo nella coda sonora danno alla traccia un sapore leggermente country. Il cantato stavolta è in inglese, ma bisogna dire che in questo episodio è giusto così: funziona meglio. La suite Parking Drama, molto ambiziosa dal punto di vista della costruzione, è invece totalmente strumentale. Trattasi di un componimento eseguito molto bene, forse un po’ prevedibile nei primi minuti ma poi efficace ed accattivante nella parte conclusiva grazie ai discreti accorgimenti chitarristici che vanno ad aumentarne l’intensità. In Àperion si denota la presenza di un cantato in inglese nella prima parte che, verso la fine, si converte improvvisamente in italiano, palesando dei bei versi in lingua nostrana. A livello musicale, Àperion è forse quello maggiormente incisivo, di certo più tagliente rispetto alla conclusiva, ma comunque pregevole, Rain, ultima traccia dell’Ep, brano molto elegante, soprattutto per via di arrangiamenti affatto invadenti, bensì ponderati con lungimiranza.
L’idea che questo lavoro d’esordio dei Turing abbia dei buoni spunti è confermata già dopo una manciata di attenti e critici ascolti. Si nota come qui il complesso romano abbia cercato di realizzare una raccolta quanto più itinerante, volta cioè a mettere in luce alcune delle sue varie e possibili anime. Ovviamente si può ancora crescere e maturare fino ad arrivare a sfornare in futuro dei grandi dischi (anche perché le qualità ci sono); però va detto anche che, per essere un primo Ep, non ci si può proprio lamentare. Da approfondire.
Articolo del
14/03/2013 -
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