Presentato lo scorso 15 febbraio al Sinister Noise di Roma, ”AnotheRule” è l’album d’esordio dell’omonimo trio capitolino, in attività già da alcuni anni e così composto: James B. Rossetti alla voce e al basso; Marco De Masi alle chitarre (fondamentalmente elettriche), ai synth e ai cori; Marco Ricci alla batteria. Il progetto viene fondato per l’esattezza nel 2008 da Rossetti e De Masi. Un anno dopo entrerà in pianta stabile nel complesso anche Ricci. É a quel punto che la band inizia macinare musica in maniera considerevole, buttando giù diverse idee e finendo per calcare numerosi palchi anche oltre i confini nazionali. Il loro curriculum, tra le altre cose, segnala anche aperture di tutto rispetto: basti pensare che in passato gli AnotheRule hanno avuto l’onore di fare da gruppo spalla a realtà musicali d’Oltreoceano di notevole levatura come Queens Of The Stone Age e The Thermals. Il loro nuovo lavoro, totalmente autoprodotto, è stato inciso tra il giugno e il novembre del 2012. Delle recording sessions, tenutesi all’AnotheRule Studio di Roma, si è occupato lo stesso De Masi (eccezion fatta per le batterie, registrate da Tiziano Veronese presso i Beat Records Studios di Latina), il quale ha poi anche curato le fasi non certo semplici, e anzi assai delicate, del missaggio e del mastering.
Dieci sono i pezzi inediti inclusi nel cd, alquanto intrigante nei suoni grazie alla mescolanza interessante di generi e correnti musicali dal piglio abbastanza europeo e, in più di un’occasione, molto statunitense. Gli AnotheRule scelgono tra l’altro di esprimersi in inglese, il che non può non confermare determinati rimandi a particolari progetti di origine, appunto, angloamericana. Un disco omogeneo dunque il loro, seppure l’atteggiamento principale sembra essere di matrice piuttosto rock. In parole povere: è il rock il punto fermo del cd. Capita poi di scorgere elementi più marcatamente stoner in pezzi assai desertici e potenti come Chew Your Pain e Breakdown, dove tra l’altro il cantato ben impostato di Rossetti finisce per strizzare l’occhio al timbro di Josh Homme, oppure di imbattersi in tracce maggiormente contaminate ed ipnotiche tipo l’iniziale Power Trip (le cui dinamiche elettriche ricordano vagamente alcuni passaggi chitarristici di Suds & Soda, celeberrima hit dei grandissimi dEUS) piuttosto che Thinking On…, unico brano della raccolta scritto da tutti e tre i componenti del gruppo. AnotheRule ha il pregio non indifferente di scorrere benissimo. Merito, questo, della discreta sinuosità della scaletta che, del resto, denota un continuo alternarsi di brani tanto complementari quanto convincenti per costruzione ed intensità. Se infatti Who I Am (I Am Not) e Disco Madness si mettono automaticamente in evidenza per via del loro taglio tutto sommato immediato e radiofonico, canzoni come Overboard e My Shame salgono in cattedra per via di un tiro non indifferente. È in episodi di questo tipo che le chitarre elettriche di De Masi si fanno puntualmente esplosive, soniche e penetranti, mentre, al contempo, la sezione ritmica composta dall’accoppiata Rossetti-Ricci non sembra perdere alcun colpo. La sensazione primaria è che, se ben veicolato, questo disco potrà permettere alla brillante formazione romana di ottenere grande e maggiore considerazione anche e soprattutto nello Stivale, dove in effetti mancano progetti di questo tipo. Insomma: meglio di così non ci si poteva presentare.
Articolo del
05/03/2013 -
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