“Storie Da Un Posto Qualunque” è il titolo della nuova raccolta di canzoni inedite rilasciata da Gli Ultimi, sicuramente uno dei progetti di punta nel panorama underground laziale. Nati ufficialmente nel 2008, Gli Ultimi sono riusciti ad imporsi in tempi rapidissimi, ottenendo un seguito di pubblico non indifferente grazie alle prime, convincenti, prestazioni live. Proprio sulla scia dell’entusiasmo il valido quartetto decide di registrare nove pezzi originali e di includerli in “Streetpunk”, primo disco in studio che vede la luce nel 2009. Nel frattempo il nome del progetto continua a circolare in maniera sempre più insistente. Molti sono infatti i concerti tenuti sia a Roma che in provincia. Luglio 2010: Alessandro Palmieri e soci sono di nuovo in sala d’incisione, al Temple Of Noise per l’esattezza. Questa volta ad essere dato alle stampe è un Ep contenente quattro tracce inedite e tre pezzi live già presenti in “Streetpunk”. Il titolo? “Questi anni”. Il biennio successivo vede Gli Ultimi dividersi ancora tra il palco e la sala prove. Tanta è la voglia di continuare ad esternare rabbia e disapprovazione nei confronti della realtà che li circonda, mettendo nero su bianco i propri pensieri lasciandosi guidare dall’istinto. Le motivazioni ci sono, l’ispirazione pure. E così la lavorazione di “Storie Da Un Posto Qualunque” procede a gonfie vele presso l’Hombre Lobo di Roma. A supervisionare il tutto c’è Valerio Fisik e in poche settimane il disco è chiuso. Anticipata dal singolo Red Rose, la nuova produzione del complesso laziale consta di ben dodici canzoni originali e di una rivisitazione alternativa di un pezzo tradizionale come Canto Del Carcerato. Tra l’altro, in quest’ultima take figura anche Andrea Rossi, membro dei Mary Jane Kelly’s, qui nelle vesti di mandolinista. Con “Storie Da Un Posto Qualunque” Gli Ultimi continuano a portare avanti un discorso musicale ben preciso. È sempre il sound squisitamente punk che finisce per connotare le singole composizioni. L’unica eccezione, in tal senso, è rappresentata da Longness: si tratta infatti di una canzone contraddistinta da un morbido registro folk con venature elettro-acustiche. Per il resto, l’approccio è dunque pressoché simile. Ci sono forse alcuni passaggi chitarristici prettamente rock, con soli abbastanza roboanti, ma di base le strutture e gli arrangiamenti non sembrano distaccarsi troppo dagli standard punkettoidi. Si può parlare di limite? Per certi versi sì, nel senso che sarebbe senza dubbio interessante cominciare ad avvertire anche una maggiore contaminazione sotto l’aspetto musicale. Tuttavia, è comunque opportuno riconoscere il modo esemplare, il rigore con cui Gli Ultimi dimostrano di saper interpretare e sviluppare a dovere lo street punk. Insomma: lo spirito, l’atteggiamento è più che idoneo. E ciò è fondamentale. Tuttavia, qualora un giorno la band decidesse di ampliare il proprio bacino d’utenza, farebbe bene a prendere in considerazione l’ipotesi di far confluire nel proprio background nuovi elementi. Ma, a quanto pare, al momento la cosa non sembra interessargli più di molto. Per loro le priorità si chiamano comunicazione e incisività. In parole povere: conta essere veri. E da questo punto di vista ci siamo.
Articolo del
18/10/2012 -
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