Heisenberg è senza ombra di dubbio uno dei progetti più convincenti, alternativi provenienti dall’underground romano dell’ultimo biennio. Si tratta di un quintetto esplosivo, formatosi nel febbraio del 2010 con l’intento di sviluppare un discorso musicale ben preciso ma, al contempo, apertissimo a numerose contaminazioni sonore. Se da una parte si avvertono infatti evidenti rimandi alle attitudini post-hardcore statunitensi di circa un ventennio fa, dall’altra non ci vuole molto ad intuire una forte voglia di andare oltre, strizzando l’occhio anche ai principali esponenti del rock italiano attuale senza per questo mancare di far scaturire la propria personalità. Tutte questi considerazioni si materializzano a poco a poco, ascoltando con attenzione quella che può essere ritenuta a tutti gli effetti la prima release ufficiale del giovane complesso. Si tratta un bell’Ep, secco e conciso. Un Ep interamente autoprodotto e caratterizzato da un titolo già di per sé curioso, suggestivo, intrigante: “Immaginarie Linee Matematiche Tra Cielo E Terra”. La band lo ha registrato nel dicembre scorso presso l’Hombre Lobo, luogo ormai storico – se non di culto – per tutta la scena musicale alternativa di Roma. All’interno del minidisco trovano spazio cinque tracce inedite di sicuro spessore, accattivanti nelle musiche, ricercate nei testi ma, cosa più importante, articolate nella costruzione. Del resto sono proprio i continui cambi di tempo e il susseguirsi incalzante di atmosfere a svettare con preponderanza. Efficace, da questo punto di vista, è perciò la grande volontà del gruppo che, sfruttando il registro italiano, punta con assiduità a lanciare messaggi. Le canzoni degli Heisenberg contengono di fatto un intento chiaro, lampante. Quale? Quello di attirare l’ascoltatore attraverso la dirompenza del sound e di farlo poi ragionare grazie al peso e alla profondità delle tematiche, mai banali e leggere, bensì taglienti. Come già anticipato in parte, la mescolanza di generi musicali è preminente all’interno dei brani. Oltre alle inclinazioni rock e post-hardcore, non viene meno neppure l’indole punk, di sicuro un punto fermo per quel che concerne il background dei singoli membri del gruppo. La take scelta per aprire l’Ep è Majorana Aveva Ragione. Si tratta di un pezzo d’impatto, assolutamente accattivante nell’inciso principale grazie a declamazioni graffianti che ritornano con costanza pure negli episodi successivi. A Majorana Aveva Ragione segue Eppure Aveva Torto, che in pratica chiude idealmente quanto denunciato nella canzone precedente. Il terzo brano s’intitola Incontrarsi A Copenhagen. Anche qui c’è un’alternanza continua di stacchi. Ed anche nei momenti più ruvidi non sparisce mai del tutto quell’alone malinconico e struggente che le liriche rimarcano a dovere dall’inizio alla fine. Chiude il disco un’altra coppia di tracce concettualmente legate fra loro: Punto Omega (Dove Il Cuore È Lontano Da Tutto) e Punto Omega (Il Lamento Del Tempo). Pure in questo caso siamo di fronte a due canzoni valide e ben architettate, spiazzanti nello sviluppo e convincenti proprio per la totale assenza di punti di riferimento. È chiaro dunque che questa prima prova in studio possa dirsi abbondantemente superata. Aspettiamo però il prossimo capitolo per dare un voto più preciso. Una cosa è certa: ad oggi ci sono tutti i presupposti per fare cose altrettanto buone negli anni a venire. Intanto è giusto far conoscere queste prime canzoni a più gente possibile, magari nel contesto a loro più idoneo: il palco.
Articolo del
06/10/2012 -
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