In un giorno qualunque di un placido 2012, Andy Pontremoli (Five Roses, A-PON74), Stevie “The Screamer” e Mangus si incontrarono e … fu subito hard rock, caro vecchio hard rock nella sua versione più guascona che tanto piace a tutti noi … Perché avete voglia a rompere le glorie con tutte queste tendenze, new age, j-pop, ambient, fusion, il punto è: se non amate il vero rock, non potete amare la musica, molto semplicemente. Il debutto omonimo degli Showdown Boulevard è una schioppettata di energia con tanto di orgia di riff irresistibili e testi che alludono alla vita vissuta all’insegna del “vivi fino in fondo, e lascia vivere”, non senza una buona dose di sana (auto)ironia. Ovvero, vivi rock’n’roll. L’album si apre con l’intro effettata Dawn On Showdown Boulevard che potrebbe anche richiamare alla mente alcuni pezzi dei Queens Of The Stone Age. Ma sin da Ice Man gli Showdown Boulevard ingranano la quinta e partono sparati, sfoderando un sound hard/sleaze che non ha nulla da invidiare alle leggendarie compagini degli anni ’80. Motherfucker Like You tende addirittura all’heavy metal, lo stesso si può dire di Show No Mercy per quanto riguarda le strofe, mentre il ritornello si stempera in un chorus melodico che stacca in modo abbastanza curioso dal testo. Immancabile la ballatona da rimorchio di turno, in questo caso sono due, So Bad e la conclusiva Last Night In Paris. Hands On The World è il primo singolo estratto dall’album e ha avuto discreta fortuna nelle radio americane. Divertente e rètro Mary Jane, mentre Who Dares Wins è un brano ben scritto e strutturato, ricco di stop and go e di varietà. Non finirò mai di chiedermi perché chi parla di rock – scrittori, giornalisti, ascoltatori, tuttologi – immancabilmente si concentri sull’aspetto distruttivo che ha caratterizzato le vite di tanti artisti, e dimentichi a priori che il rock è innanzitutto un punto di svolta nella storia della musica, che ci ha regalato e continua a regalarci emozioni positive e carica per affrontare le difficoltà. Che approdi sui palcoscenici più prestigiosi, o rimanga un passatempo adolescenziale, il rock è bello perché è unico. E questi ragazzi l’hanno capito alla grande!
Articolo del
23/09/2012 -
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