Dopo un paio di demo rilasciate in passato, incise soprattutto per capire quali possibili pieghe stesse prendendo il sound globale del materiale inedito, i Raise Your Pitch hanno finalmente chiuso il cerchio dando alle stampe il loro LP d’esordio. Lo hanno registrato al Panic Studio di Roma e hanno scelto d’intitolarlo “Tutti Appesi”. Un titolo, uno slogan tanto emblematico quanto efficace, in grado di rappresentare al meglio le atmosfere e le tematiche che, in un modo o nell’altro, finiscono per attraversare le dieci tracce presenti nella raccolta. L’album è un concentrato esplosivo di punk ed hardcore, fusi ed interpretati nel migliore dei modi, proprio come vuole la tradizione. Ventitre minuti circa di adrenalina e sudore allo stato puro. Si avverte subito che sia un disco di pancia, scritto ed arrangiato in tempi non particolarmente lunghi. Va da sé che la scelta di perseguire la strada del punk finisca per rendere limitate le strutture dei brani, ma questo è normale e, di conseguenza, inevitabile. Tuttavia si scorge ugualmente una netta, marcata attitudine rock che, ad esempio, rende più virtuosi gli assoli chitarristici, maggiormente brillanti e complessi del solito rispetto agli standard del genere (segno, questo, che non scarseggi nemmeno la tecnica all’interno del complesso). Ecco servite allora una bella manciata di canzoni dal piglio travolgente, tutte basate su riff incalzanti e ritmi sostenuti, o meglio, elevatissimi. Un groove adeguato ed una batteria impeccabile fanno poi il resto. Sono dunque canzoni che trafiggono e convincono soprattutto quel tipo di ascoltatore abituato alle grandi realtà del passato e, quindi, estremamente scettico quando si tratta di progetti attuali. L’atteggiamento lo-fi è perenne e costante, ed è conservato con rigore dall’inizio alla fine. Stesso discorso per la carica, quella che i Raise Your Pitch riescono a riportare benissimo sul palcoscenico, dove non perdono mai un colpo e dove sanno letteralmente farsi valere. E questo è poi quello che conta. Se l’approccio, lo spirito e l’intensità sono giusti, allora vuol dire che si è già a buon punto. Il quintetto capitolino, attivo ormai da diversi anni, dimostra poi di sapersi disimpegnare sia negli episodi caratterizzato da liriche inglesi, sia nei brani dove svetta un registro italiano schietto, sincero. E’ caso della title-track, piuttosto che della successiva Tappo Di Cerume e Primo Della Lista. E’ lì che i messaggi arrivano nella maniera più diretta possibile, coinvolgendo ancora di più fino ad invogliare anche quella fetta di pubblico più insicura ad uscire di casa per andarseli a godere dal vivo. Perché poi è questo l’obiettivo dei Raise Your Pitch: dimostrare di essere a proprio non solo in studio di registrazione, ma anche – e specialmente – on stage. Buon ascolto intanto. E poi, semmai, buon pogo.
Articolo del
25/07/2012 -
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