Ci sono voluti quasi quattro anni, questo è vero. Ma va anche detto che un’attesa del genere non poteva essere premiata con un disco più bello. Dopo il favoloso EP del 2008, intitolato “This Is A Toy For A Child / This Is A Toy For A Man”, i Kill The Nice Guy sono finalmente tornati in pista con un nuovo full-lenght, il primo della loro fin qui rispettabilissima carriera, cominciata nell’autunno del 2003. “Confusion” è acquistabile dallo scorso 28 febbraio. Contiene dieci pezzi inediti ai quali si aggiunge poi una ghost track, intitolata “Emily”, dal piglio decisamente sonico. Con questa produzione il power trio toscano, capitanato da Marianna Magni, conferma in pieno tutta la spregiudicatezza, tutto il talento che fin dagli esordi ha contraddistinto il loro modo di concepire il rock. Attraverso un approccio assolutamente schietto e spontaneo i Kill The Nice Guy riescono ad impregnare di sudore, di rabbia, di grinta e di foga la propria musica. E ciò gli consente quindi di dare una connotazione del tutto viscerale alle canzoni che buttano giù. Il loro è un rock distortissimo, efficace. Anche con una sola chitarra riescono a “riempire” a dovere. Il taglio è abbastanza americano. E lo si capisce subito. Ci sono echi, rimandi vari alla scena alternativa statunitense di fine anni Ottanta ed inizio Novanta. Se le sferzate post-grunge appaiono saltuarie, o comunque labili, ben più costanti sono invece le digressioni noise. Un noise tutto sommato “equilibrato”, nel senso che il gruppo predilige quasi sempre l’incisività ai finale rumoreggianti. In effetti le tracce raramente superano i tre minuti e mezzo di durata. A parte la strumentale “Intro”, la band non perde d’occhio la forma-canzone che viene però intesa con originalità. Non capita, fortunatamente, di avvertire schemi classici e ormai antiquati. Tantomeno si scorgono ritornelli orecchiabili. Si gioca piuttosto sui riff avvelenati e sulle progressioni incalzanti in bilico tra le cavalcate rockeggianti dei Sonic Youth e quelle tenebrose, dal sapore post-hardcore, degli Scratch Acid. La sezione ritmica, composta dalla bassista Irene Bavecchi e dal batterista Neri Pecchioli, non fa una grinza. E anche questo fa la differenza. Per accentuare l’immediatezza e il registro graffiante degli episodi, i Kill The Nice Guy optano per l’inglese, lingua che dimostrano di saper manipolare con estro grazie a testi cortissimi ma, in fin dei conti, decisamente esaurienti nei concetti. Magari perdono un po’ in fatto di originalità, però esprimono con estrema chiarezza le sensazioni, i disappunti personali. Palesano i dubbi e gli incubi con i quali, in un modo o nell’altro, bisogna pur convivere. Ecco allora componimenti claustrofobici come “Hole” e “Flesh For Sale” (senza dimenticare “Bemuse”). In tutto ciò non mancano di denunciare, di ribadire impressioni di altro tipo. E lo fanno leggendo con obiettività le assurde contraddizioni della società attuale. Brani come “Selfish”, “Closed” e “Run”, da questo punto di vista, parlano chiaro. Il cantato femminile non sminuisce poi la potenza delle singole tracce, rendendole piuttosto accattivanti ed uniche. Un paio di esempi? “MP”, brano di apertura, e “Not For You”. “Confusion” è uno di quegli album straripanti d’ascoltare tutto d’un fiato, magari in cuffia. Magari in apnea.
Articolo del
24/04/2012 -
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