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Modotti
Migranti
2012
Upupa Produzioni/Fooltribe Records
di
Alessandro Basile
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Dopo “Le Sens Du Combat”, convincente EP d’esordio rilasciato sul finire del 2009, i Modotti tornano sulle scene musicali con il loro primo album in studio. Dall’inizio di febbraio è infatti acquistabile “Migranti”, disco composto da otto brani inediti, registrati l’estate scorsa presso l’Igloo Audio Factory di Correggio, per un totale di circa venticinque minuti di buone sensazioni. Nessun rischio di frangenti riempitivi: si va dritti al sodo. Se con “Le Sens Du Combat” si era optato per un’autoproduzione a tutti gli effetti, in questo caso il trio emiliano ha deciso di affidarsi all’esperienza e alla sensibilità artistica di Giorgio Borgatti. E’ stato lui a seguire passo per passo l’intera lavorazione della raccolta, riuscendo quindi valorizzare nel migliore dei modi un suono ormai maturo e, cosa ancor più importante, decisamente unico in quanto personale. Con “Migranti” prosegue dunque il viaggio sonoro dei Modotti che, senza abbandonare le suggestive radici post-hardcore in stile Fugazi, non smettono neanche di coltivare la propria passione per il rock alternativo di stampo italiano. E forse è proprio l’uso sapiente della lingua nostrana ad accentuare l’eleganza del loro stile, fatto di pregevoli impressioni ermetiche unite ad efficaci dilatazioni strumentali. L’imprevedibilità del gruppo, molto attento a non dare troppi punti di riferimento all’ascoltatore, si palesa anche attraverso episodi privi di liriche, votati all’istintività e ricchi di intuizioni graffianti. E in “Migranti”, di pezzi del genere, ce ne sono ben due: “Ray” e “J. Curcas”. Quando poi il cantato decide di tornare ad incunearsi tra il groove notevole della sezione ritmica e le pennate violente del cantante e chitarrista Luca Zarattini, si nota come ai Modotti bastino pochi versi per fornire il giusto senso alle proprie canzoni, spesso caratterizzate da evidenti tematiche personali. Ciò si avverte già in “Stazione Termini”, traccia d’apertura dell’LP. Proprio l’introspezione riesce a dare una connotazione maggiormente affascinante anche a composizioni non poco enigmatiche quali “Glossolalia” e “Boyle”. Pregevole infine la scelta di raccontare la genesi di ogni singolo brano in un ‘booklet’ raffinato e godibile. Aspetto, questo, da non sottovalutare, soprattutto in un periodo in cui l’attenzione e la cura per il packing di un disco sembra essere sempre più snobbata tanto dagli ascoltatori, quanto dagli artisti stessi.
Articolo del
28/02/2012 -
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