Chi è solito frequentare i migliori live club della Capitale (e per “migliori” ci si riferisce ai locali che, come Le Mura, il Contestaccio e il Sinister Noise, puntano solo ed esclusivamente sui progetti di musica originale) avrà probabilmente avuto modo di assistere ad una performance dei Madkin. Chi non ha ancora visto un loro show, li avrà almeno sentiti nominare. Del resto stiamo parlando di una band che, essendosi formata ufficialmente nel gennaio del 2007, è già pista da parecchio tempo. Risale invece al marzo del 2008 il loro EP d’esordio intitolato “Resig(nation)” e distribuito dalla Jestrai Records. A quella pubblicazione sono poi seguiti numerosi concerti in giro per l’Italia e condivisioni di palco non indifferenti. Da ricordare le aperture a realtà affermate nell’underground come Giorgio Canali & Rossofuoco, i Betoschi – il side-project dei fratelli Ferrari – e i Polvo, storico complesso statunitense attivo dal lontano 1990 e da sempre punto di riferimento imprescindibile per la travolgente scena noise rock che, proprio in quel periodo, si avvicinava sempre più all’apice della notorietà. Dopo una discreta attività live i Madkin cominciano a scrivere i brani da includere nel primo album d’inediti. La stesura dei nuovi pezzi è inframmezzata da altre esperienze parallele. Su tutte quella della cantante e chitarrista Serena Pedullà la quale, assieme a Luca Cartolano degli Aphorisma e a Giuseppe Nicotera degli All That Shit’s Holes, fonda i poliedrici Viva Santa Claus. Terminata la pre-produzione, nell’estate del 2011 i Madkin entrano in sala d’incisione per ultimare “Perdone La Molestia”. Registrato e mixato da Cangiarlo Barbati e Guglielmo Nodari presso lo Snakes Studio, che assieme all’Hombrelobo e all’Elefante Bianco risulta essere uno dei quartier generali prediletti dai tanti gruppi emergenti capitolini, l’album – composto da dodici tracce straripanti – viene infine masterizzato da Claudio Pisi. Il risultato? Ottimo. E non è un’esagerazione. Finalmente un album rock nel vero senso della parola, dall’inizio alla fine. Un disco che va dritto al sodo perché suonato benissimo. Le due chitarre elettriche, sorrette da un basso e da una batteria perfetti, graffiano a dovere. Il cantato ruvido e dirompente della Pedullà, interamente caratterizzato dall’uso della lingua inglese, non è da meno. Essendo una raccolta di canzoni prettamente rock, la tendenza è quella di sprigionare un sound più aggressivo che mai, senza per questo tralasciare le liriche. La quasi totalità dei pezzi punta molto sulla rapidità e sull’incisività delle ritmiche. La conferma arriva pochi istanti dopo il via. L’iniziale “Bathtub Monologue” lascia subito il posto ad un’accoppiata mozzafiato: “Bandwagon” e “Warrior” sono due bombe che lasciano il segno. Stesso discorso per “Shihong”, dove a risaltare è soprattutto il corposo riff portante (a metà strada fra i Kyuss di “Blues For The Red Sun” e i Melvins di “Houdini”), e “Speeding Bullets”, una take pazzesca, esplosiva. La seconda parte dell’LP continua ad essere contraddistinta da una costante alternanza di composizioni fulminee, tra cui “St. Louis Casino”,“Silk Dance” e “Psycho Popular Shit”, e di altre maggiormente articolate. Impossibile non citare, a tal proposito, “Intro For The Lovers In Flames”, splendido episodio nel quale la potenza e la velocità si ritrovano a fare i conti con delle apprezzabili dilatazioni lisergiche. Discorso simile vale anche per “Letter From An Unknown”, nel cui finale desertico c’è anche spazio per un’inaspettata citazione letteraria (nella quale viene inoltre inserita l’espressione che dà il titolo all’album). Si tratta di alcuni passaggi tratti dall’incantevole “Gacela Del Amor Desesperado” di Federico García Lorca. Chiude il tutto “Room 87”, spiazzante racconto di un delitto premeditato compiuto da una giovane donna nei confronti del suo sciagurato amante. Cinquanta minuti di grande musica sono dunque il biglietto da visita di un quartetto formidabile, pronto a dire nuovamente la sua nell’affollatissimo panorama indipendente non solo urbano ma anche nazionale. Bentornati.
Articolo del
24/11/2011 -
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