Con l’EP d’esordio “Caramelle & Rock’n’roll (Nel Salotto Della Zia)” la Banda Fratelli era riuscita ad attirare su di sé una discreta attenzione da parte degli addetti ai lavori. Era il 2009. Da lì in poi il trio piemontese ha cominciato a proporre dal vivo le canzoni racchiuse in quel mini-album con sempre più costanza. A suon di concerti i tre ragazzotti cuneesi sono stati anche capaci di crearsi un buon seguito di pubblico. Sulla scia dell’entusiasmo iniziale molti si aspettavano la pubblicazione imminente di un vero e proprio disco d’inediti, ma così non è stato. Il 2010 è stato infatti un altro anno ricco di esibizioni live sparse per lo Stivale. C’è stata l’opportunità di dividere il palco con Il Pan Del Diavolo, i Perturbazione e gli Africa Unite (solo per fare qualche nome). Nel frattempo la pre-produzione dell’LP d’esordio cominciava a svilupparsi nel modo più naturale possibile, senza fretta. Con il nuovo anno il lavoro è poi entrato nel vivo e così, dopo aver apportato gli ultimi ritocchi, l’uscita di “Buongiorno, Disse Il Metronotte” è stata ufficializzata sul finire dell’estate. Gli undici brani, registrati tra gli studi di Manta e Torino per poi essere masterizzati da Claudio Giussani presso il Nautilus Mastering Studio di Milano, non fanno che confermare l’ulteriore crescita artistica della Banda Fratelli. “Buongiorno, Disse Il Metronotte”, titolo che già di per sé lascia presagire ad una raccolta di composizioni stravaganti (come poi è), dimostra anche una maggiore scioltezza a livello di esecuzione, interpretazione ed arrangiamento dei brani. Elementi, questi, fondamentali per progetti del genere dove la scrittura ed il linguaggio compositivo hanno un’importanza a dir poco decisiva ai fini del risultato globale. Per chi non lo sapesse lo stile della Banda Fratelli è abbastanza influenzato da quel tipo di canzone d’autore che i vari Gaber, Caputo e Buscaglione intendevano a modo loro. C’è un’attenzione particolare nel modo di disegnare immagini e di raccontare storie evocando, al tempo stesso, divertenti scene di vita quotidiana in una chiave particolarmente ironica. Geniale, su tutte, “E’ Grave”, un pezzo incentrato sugli allarmismi assurdi di un disperato signore ipocondriaco; non da meno anche “Salsa E Meringhe”, “Un Fratello Come Me” (dai meriggianti richiami western) e “Non So Dir Di No”. A dar manforte alle parole ci pensano poi le note. Sono infatti le musiche incalzanti a valorizzare maggiormente il tutto. Si passa da uno stile all’altro senza accorgersene. Ecco dunque servito un disco frizzante, solare ma soprattutto variegato perché attraversato da numerosi generi di matrice americana come il country, il funky, il folk rock e il rythm & blues. Tutto merito delle ottime capacità individuali del frontman Andrea Bertolotti, del bassista Matteo Bonavia e del percussionista Carlo Banchio che, per la precisione, si avvale spesso del cajón per dare un tocco più ‘caliente’ ai ritmi accesi delle canzoni. A proposito di strumenti poco sfruttati dalle nostre parti, apprezzabile l’uso del banjo nella title-track e ne “Il Pirata In Frac”. Il resto è tutto scoprire e, senza esagerare, bisogna dire che ne vale proprio la pena.
Articolo del
20/10/2011 -
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