I Dianetica sono un trio rock formatosi a Roma nel 2007. Dopo diversi cambi all’interno della formazione, nel novembre del 2009 la band trova finalmente la sua stabilità con l’approdo del nuovo bassista. La definitiva chiusura del cerchio gli consente di avviare una costante attività live, soprattutto nella Capitale. Oltre ai concerti, i tre membri hanno anche modo di lavorare con calma alla stesura di composizioni inedite. Alcune di esse trovano spazio nel loro eponimo mini album d’esordio, ultimato nell’inverno scorso presso gli Snakes Studios di Roma e disponibile dal mese di marzo. Il gruppo propone un rock molto acido e distorto, contaminato soprattutto da quei generi in cui centinaia di band statunitensi si sono cimentate tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta: in primis il grunge e il noise; in seconda battuta lo stoner rock. Il risultato non è affatto male e – come consigliato dai Dianetica stessi sul retro della copertina – questo disco rende molto se ascoltato ad alti volumi. Nell’Ep, contenente sei tracce (una delle quali del tutto casuale e diversa a seconda della copia del disco che si ottiene), a padroneggiare è la voglia insopprimibile di improvvisare e di lasciarsi letteralmente andare alla sperimentazione. Ecco allora un’alternarsi senza sosta di pezzi graffianti, cantati sia in italiano che in inglese (vedi nell’iniziale “Mr Chinaski”), e di lisergiche suites strumentali o quasi. E’ il caso di “Nu Poc Esagerat”, grezza e violenta al punto giusto, suonata su ritmi sostenuti e con grande foga. Interessanti gli stacchi continui e la dirompenza delle chitarre che, nella parte centrale del pezzo, assumono sfumature particolarmente stoner, con punte di psichedelica, quando la velocità si attenua. Più grunge la successiva “Pet”, cantata in inglese, anch’essa molto rapida nell’esecuzione iniziale prima dell’inevitabile variazione a ridosso del finale. Riff desertici ed urla deliranti esaltano il groove possente di “I.M.V.”, altro episodio convincente. La traccia casuale, il cui titolo – per forza di cose – ci sfugge, si consuma nel giro di pochi minuti. Discorso simile per “Serene The Sow”, forse l’episodio più rock dell’Ep, all’interno del quale non mancano i richiami punk e quelli grunge. Dopo diversi minuti di silenzio il brano, che per certi versi ricorda vagamente i colleghi e concittadini Aphorisma, si riaccende per dare vita ad un piacevole finale che prima riprende il suo riff portante e che, negli ultimi istanti, rievoca inaspettati atteggiamenti popolari. Così si chiude un disco che gli amanti di certe sonorità così crude non potranno non gradire. Una band giovanissima con ampi margini di miglioramento e pronta a dire la sua nell’effervescente panorama musicale alternativo laziale attuale e in quello degli anni a venire.
Articolo del
02/10/2011 -
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