In un futuro non molto lontano il genere umano viene messo in pericolo da un’epidemia che distrugge gli organi interni delle persone. In aiuto alla popolazione, arriva la GeneCo, un’azienda che offre trapianti d’organi a chi non se lo può permettere. Ma, per chi non riesce ad adempiere a propri pagamenti, la GeneCo manda il Repo Man, specializzato nel recupero degli organi.
Basato sull’omonimo spettacolo teatrale di Darren Smith e Terrance Zdunich (che nel film interpreta il Graverobber, cioè il predatore di tombe), Repo! The Genetic Opera vede al completo il cast artistico della saga di Saw, capitanato da Darren Lynn Bousman in cabina di regia. E dimostrano un grandissimo talento, tenuto ben nascosto dall’infinita saga di Jig-Saw.
Con un occhio all’estetica dark e con l’altro sugli anni 70 (Repo! The Genetic Opera ricorda molto il Tommy di Ken Russell e il The Wall di Alan Parker per i contenuti, a volte anche sempliciotti, di denuncia sociale), Bousman imbastisce quest’opera rock con sangue, violenza, comicità riuscendo a non annoiare (cosa notevole, visto che il film è interamente cantato) e regalando momenti notevoli (tra tutti il confronto finale tra padre e figlia e la genetic opera che da il titolo al film).
Cast azzeccato che vede Alexa Vega (protagonista degli Spy Kids di Robert Rodriguez) e Anthony Stewart Head (noto per il telefilm Buffy, dotato di una gran voce), la cantante inglese Sarah Brightman, Paul Sorvino e un’ironica Paris Hilton che non se la cava per niente male nella parte, a lei congeniale, di una stupida e ricca ereditiera (infatti la candidatura ai Razzie Awards appare eccessiva). Menzione speciale per Bill Moseley (protagonista dei primi due lavori di Rob Zombie) e per il cantante del gruppo Skinny Puppy, Ogre, nella divertentissima parte dei due fratelli contendenti per l’eredità della GeneCo. Ma, ovviamente visto che si sta parlando di un film musicale, il merito maggiore va alle musiche composte dal membro del gruppo X Japan, Yoshiki Hayashi, che svariano dal gothic metal all’industrial, per poi passare a pezzi che sembrano presi da un album di Tom Waits (anche se non arrivano a toccare le punte di genialità dell’artista americano, sia chiaro).
In conclusione questo Repo! The Genetic Opera è un’opera fresca e divertente, che dimostra la superiorità del cinema statunitense rispetto al nostro, sia nello sfruttamento del budget (basti pensare che Repo! è costato solo un paio di milioni d’euro in più di La fidanzata di Papà con Boldi), sia nell’idea di base (in America i produttori decidono di investire sui giovani cineasti producendo musical horror splatter, mentre qui da noi i soldi li danno a Baglioni per scrivere Questo Piccolo Grande Amore). Misteri della produzione italiana, ma anche la distribuzione non scherza (l’unico modo per godersi quest’opera è ordinarsela in dvd dagli Stati Uniti, visto che qui in Italia molto probabilmente non uscirà mai nelle sale).
Articolo del
19/02/2009 -
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