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                                                                            Esce sul fil di lana “il disco” italiano del 2015: è 'Mainstream' di Calcutta. Al secolo Edoardo Calcutta, cantautore e soprattutto cantore della depressa provincia del centro Italia, Latina, ma potrebbe essere Rieti, o anche Frosinone, non a caso titolo del sesto pezzo della sua fulminante seconda prova in studio: “leggo il giornale c'è Papa Francesco/e il Frosinone in serie A”.  
 Dieci brani, in effetti sette, con due intermezzi e un altro rumorista, per 27 minuti di sublime pop sbilenco, malinconico, caustico, lo-fi, “scazonte”, direbbero beffardi ragazzi di quinta liceo, giocando sulla possibile allusione a un essere “scazzato” dall'incedere zoppicante, come il suddetto verso nella metrica classica, che anticamente era proprio definito “scazzonte”, con due zeta, appunto.
 
 Si inizia con il piano di Gaetano e lo splendente ritornello, che siamo sicuri intoneremo in coro nei prossimi live di Calcutta, a cominciare da quello del 19 dicembre al Monk di Roma: “Suona una fisarmonica/fiamme nel campo rom/tua madre lo diceva/non andare su Youporn”.
 Si prosegue con il singolo già diventato mainstream, giustamente: Cosa mi manchi a fare con attacco da Kings of Convenience del Cicolano e poesia di un amore “che tanto mi manchi lo stesso”. “Volevo solo scomparire in un abbraccio/confondermi con”. Quindi ecco Milano dal lento incedere che sarebbe piaciuto al nostro amato Luciano Bianciardi, mentre strascicava le scarpe in giro per la capitale dell'editoria, alla ricerca del “Torracchione”: “Ma Milano è un ospedale/e io stasera torno giù/e ritorno a respirare”.
 Limonata è un ulteriore divertissement: “guardare il cielo da fessure/come topi nei tombini”. Per arrivare al piccolo capolavoro di Dal Verde, personalmente la preferita, sussurrata, nell'orgoglioso disincanto precario di un amore eterno: “preferirei perderti nel bosco/che per un posto fisso”, quindi l'urlo strozzato di “ti presterò i miei soldi/per venirmi a trovare” e la batteria soffocata che entra dopo i primi due minuti.
 La chitarra acustica di Barche è la ballata finale, persi negli Oceani delle nostre solitudini, ricordando ancora versi fiammanti sentiti in precedenza (“per questa America daremo un figlio/ che morirà in jihad”).
 
 Quando la fine della società salariale appare irreversibile, arriva Calcutta, nostro precario eroe, provinciale like us, “unemployed class hero”, indipendente e indolente, lunatico e poetico. Qualcuno lo presenterà come uno Zerocalcare cantautorale, ma forse qui siamo oltre, dove la minuscola, ultima, provincia dell'Impero incontra il centro del mondo che crolla, mentre balliamo abbracciati.
 Calcutta è mainstream.
 
 “Vado di corsa e non so il perché/e mi giro a guardare se perdo parti di me […] Io ti giuro che torno a casa non so di chi”.
 
 I prossimi live di Calcutta:
 19 dicembre 2015 -  Roma Monk
 20 dicembre 2015 -  Milano Arci Ohibò *
 26 dicembre 2015 - Guardia Saframondi (BN) Doxapalooza
 
 09 gennaio 2016 - Savignano sul Rubicone (FC) Sidro Club
 15 gennaio 2016 - Bologna Covo Club
 16 gennaio 2016 - Udine Cas’Aupa
 28 gennaio 2016 - Monopoli (BA) Dirockato Winter
 29 gennaio 2016 - Terlizzi (BA) MAT Laboratorio Urbano
 30 gennaio 2016 - Guagnano (LE) Arci Rubik
 
 19 febbraio 2016 - Napoli Lanificio 25
 20 febbraio 2016 - Padova Mame
 
 04 marzo 2016 - Frosinone Affekt Club
 10 marzo 2016 - Lugano (CH) Studio Foce
 11 marzo 2016 - Brescia Lio Bar
 12 marzo 2016 - Carpi (MO) Mattatoio
 18 marzo 2016 - Torino Spazio211
 19 marzo 2016 - Pavia SpazioMusica
 25 marzo 2016 - Benevento Morgana
 26 marzo 2016 - Cosenza Ragazzi di Oggi
 27 marzo 2016 - Messina Retronouveau
 Articolo del 
                                                                16/12/2015 - 
                                                                ©2002 - 2025 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
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