Probabilmente no, qualità non fa rima con quantità. E l'ennesima conferma di questa verità lapalissiana si è avuta sabato 30 maggio al Klamm, cornice fighissima della prima romana dei bolognesi Pristine Moods.
Quantità, dicevamo, perché il concerto è stato per pochi intimi, una ventina al massimo. Qualità, perché i tre felsinei ci sanno fare sul serio. Solida tecnica, attenzione ai dettagli e ottima capacità di scrittura abbinate al cantato in inglese che valorizza un sound fortemente derivativo ma peculiare.
La band si è esibita unplugged in una sala allestita per l'occasione, tipo quegli showcase organizzati per la stampa o per i vincitori dei concorsi radiofonici. Illuminazione bassa, lucine colorate intorno al palco e tre file di sedie per gli spettatori. Quelli davanti, addirittura, il concerto se lo sono goduto stando comodamente seduti sul divano.
E proprio da birra e divano sono le atmosfere country/folk agrodolci e rilassanti di questo trio che spazia da Nick Drake ai primissimi R.E.M. Il loro disco d'esordio, omonimo, è uscito a marzo e lo hanno riproposto quasi per intero dal vivo.
Umori incontaminati, pristine moods, come i suoni minimali di Laura “Matumaini” Masi, Gherardo Zauber e Michele Venturi. E poi gli strumenti: mandola, ukulele, banjo, chitarra acustica. E il theremin, vera attrazione della serata, suonato da Zauber, che alla fine del concerto ha simpaticamente invitato gli astanti a provarlo.
I tre hanno suonato per circa un'ora, seduti su sgabelli, e noi lì, celestialmente rapiti dai ricami western e fiabeschi di questa band ideale per una serata da “spina staccata”. Perché è vero che lì dentro eravamo in pochi, ma per un'ora siamo stati sicuramente meglio di tutti gli altri che erano fuori.
Articolo del
04/06/2015 -
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