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Vale quanto vale? Tantissimo. La storia del fumetto italiano non è fatta solo di Crepax, Pratt, Magnus, Pazienza, ecc. Ma anche della più riuscita creazione della milanese, trapiantata a Certosa di Pavia, Grazia Nidasio. Che nel 1969, un anno dopo la nascita della beatlesiana Apple Records, dava vita a Valentina Mela Verde, sulle pagine del Corriere dei Piccoli.
Fu un personaggio epocale, questa ragazzina di dodici anni, chiamata in famiglia “Mela Verde”, “per il fatto che sono una ragazzina, una mela acerba, appunto. A me, veramente, non sembra di essere tanto acerba e immatura, anzi, mi pare di capire tante cose che “loro”, i grandi, neanche s’immaginano”. Si presentava così ai 300.000 lettori del “Corriere dei Piccoli”, nel n. 41, in quell’Italia del 1969, di cui ricorre il quarantennale. E andò avanti fino al 1976, passando sulle pagine del “Corriere dei Ragazzi” (poi “Corrier Boy”), per poi cedere il passo allo spin-off dedicato alla sorellina minore Stefi, otto anni per sempre, che oggi continua a vivere nei cartoon ad essa dedicati e nella quotidiana vignetta sul “Corriere della Sera”. Quello di Valentina, personaggio a tutto tondo e sfaccettato, fu un successo immediato e colossale: Valentina, come recita giustamente la quarta di copertina, fu “la ragazza ideale, l’amica, il riferimento e lo specchio di centinaia di migliaia di lettori”. Verissimo. Io c’ero, ahimè. E garantisco che quel visetto cosparso di efelidi, riuscito incrocio tra una Rita Pavone imbellita e una Brigitte Bardot normalizzata, vive tuttora nel mio cuore. Valentina colpì proprio perché ragazza normale, una come tante. La stessa scelta del nome può essere letta, a mio avviso, in opposizione a una Valentina ben più famosa, quella di Guido Crepax, “viva” dal 1965: disegnata con tratto preciso, donna adulta ed emancipata, dalle storie psichedeliche ed erotiche insieme, tra fantascienza, fantasy e spionaggio. Valentina Mela Verde è una ragazzina dodicenne, vive in una Milano che le permette di venire in contatto tanto con immigrati da tutta Italia che con ragazzi stranieri (la francesina Sylvie, l’inglese Donald), di assistere a spettacoli come quello di Severino Gazzelloni (difficile in una cittadina di provincia), di essere sfiorata dalla contestazione generale di quegli anni (il fratello maggiore Cesare, detto il Miura, liceale, partecipa alle riunioni e alle manifestazioni dell’Idea; il professore di disegno Capanno – capite a mme – cita Mao in classe) o di appassionarsi alle tematiche ecologiche (allora una novità: molto sentita nella Milano del Clan di Celentano – e pure il gruppo di amiche di Valentina si chiama “Clan delle Mele Verdi” - o di Mogol. E occhio che a pag. 205 c’è un omaggio non dichiarato a Lucio Battisti). È una ordinary girl, disegnata con tratto incerto com’è incerto il suo affacciarsi alla vita, nata in una famiglia normale, con problemi normali. Ed è proprio questa una delle chiavi del successo del personaggio: l’elevare a dimensione epica, come potrebbero vederli gli occhi della protagonista, avvenimenti e problemi della vita quotidiana della famiglia Morandini e della figlia Valentina. Fu un patto d’acciaio non scritto stipulato all’istante con quelle “centinaia di migliaia di lettori”. Che scrivevano lettere ai personaggi della serie, non solo a Valentina. Che, nata come supporto della rubrica di consigli femminili, tracimò meritatamente da essa, fornendo una vera e propria educazione sentimentale a una generazione. Ottimo specchio di cosa voleva dire essere adolescenti nell’Italia degli anni ’70, Valentina va però oltre: è un classico, un personaggio universale che mette in scena sentimenti e valori che pertengono al fondo dell’animo umano.
È per questo che riproporre oggi le sue storie supera l’operazione nostalgia, l’essere madeleine di profumi, suoni, sapori degli anni ’70 o il doveroso omaggio a quella grande autrice che è Grazia Nidasio: quando leggiamo di Odisseo o di Madame Bovary non ci facciamo fermare dal contesto in cui sono inseriti. Ma sentiamo la loro attualità oltre le barriere del tempo, delle mode, dei comportamenti. Bello, emozionante, per tutti.
Articolo del
15/07/2009 -
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