Qualche settimana fa avevo scritto che 'Peccato l’argomento' di Sandro Paté era forse il miglior libro italiano di musica di quest’anno (se la vedeva però con 'Fantastic Voyage' di Francesco Donadio). Ho fatto bene a scrivere “forse”: non per togliere nulla all’ottimo lavoro di Paté su Jannacci, ma 'Uomini' di Elisa Russo, dedicato all’epopea dei Ritmo Tribale e alla rinascita di Edda e Noguru, lo batte decisamente.
La giornalista triestina sforna un lavoro che tocca l’eccellenza ed è degno della miglior pubblicistica musicale straniera. Una rievocazione puntuale, puntigliosa e però appassionante della vicenda della band apripista delle realizzazioni rock italiane degli anni 90, decennio che peraltro ha visto il gruppo milanese pienamente protagonista. Cos’ha il libro di Russo per essere così ben fatto? Beh, è un lavoro imponente (462 pagine) condotto in tre anni di ricerche e interviste (da febbraio 2011 a luglio 2014), sicuramente non ripagati in termini economici visto lo stato agonizzante dell’editoria italiana e in particolare di quella musicale, evidentemente sostenuto dalla passione viscerale dell’autrice per la band. E però, ecco il colpo d’ala che fa di questo libro un risultato forse mai prodotto in Italia: Russo semplicemente scompare dietro ai fatti e alle testimonianze, non facendo mai sentire la propria presenza e adorazione per la band. Come nel genere benemerito e ormai praticato largamente nei Paesi anglosassoni della “storia orale”, Russo lascia il campo quasi totalmente alle dirette testimonianze dei protagonisti, da lei abilmente montate, come in un film, per costruire un discorso che fila benissimo e si segue senza sforzo alcuno, anche da parte di chi, come il sottoscritto, i Ritmo Tribale non li ha mai seguiti perché non gli hanno mai detto granché.
E qui sta uno dei motivi della grandezza del libro: è una storia rock fatta e finita, senza fronzoli e (auto)censure. I protagonisti, divenuti adulti e in molti casi padri di famiglia, da veri rocker non stendono veli su nessun eccesso del loro passato, su nessun errore che hanno commesso, su nessuna bravata che non vorrebbero certo che i loro figli commettessero. Cosa che, invece, per gli artisti italiani è ancora e sempre genericamente tabù. Ecco perché il libro è appassionante anche per chi non ha seguito i Ritmo Tribale o non li ha mai trovati particolarmente interessanti: perché è una storia rock in diretta, senza filtri o censure, attraverso le parole dei protagonisti, come mai scritta in Italia su artisti italiani, sempre pronti alla querela che costringe a tenere nei cassetti e a sussurrare nelle serate alcoliche gli aneddoti più piccanti o maudit.
'Uomini' è però anche la ricostruzione di un ambiente e di un’epoca, quello della Milano torpida degli anni 80 e del suo rifiorire in meraviglia rock negli anni 90, estremamente accurata e puntigliosa: ci sono tutti, ma proprio tutti coloro che hanno avuto a che fare con i Ritmo Tribale: dagli eredi Afterhours (leggendo il libro capirete perché li chiamo così), capaci di mettere a frutto molto meglio le loro intuizioni, agli amici Casinò Royale, a chi ha lavorato a qualsiasi titolo ai Jungle Studios di Rioda, alle fidanzate occasionali o storiche, ai fans più a contatto con la band… chiunque! Russo interviene in prima persona solo sporadicamente, a intervalli di decine di pagine, per riannodare i fili del discorso. Tutto ben fatto, esauriente, appassionante. Consigliatissimo a chiunque ami il rock. Applausi e chapeau.
Articolo del
29/10/2014 -
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