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Un lavoro collettivo che nasce nelle aule della Scuola di Musica di Campi Bisenzio. Distòpia, disco d’esordio dei Saihs, è il frutto dei primi due anni dell’esperienza musicale ed umana del sestetto composto da Matteo Zecchi (tenor saxophone), Giulio Mari (trumpet), Giulio Tullio (trombone), Lorenzo Fiorentini (piano), Giulio Barsotti (doublebass), Edoardo Battaglia (drums). Un album in cui ricco di contaminazioni in cui il jazz apre la porta a nuove frontiere. Ecco il racconto della band
Se doveste dare una cifra stilistica come definireste la vostra musica e quali sono le caratteristiche principali della band? “Ognuno di noi ha maturato esperienze in ambiti diversi, dalla musica classica al jazz, dalla composizione alla produzione. Crediamo che la varietà in musica sia una risorsa, per questo cerchiamo sempre con i nostri brani di muoverci all'interno di un territorio di formazione e stilistico condiviso da tutti, ma dando spazio all'esperienza e al gusto del singolo. Questo aspetto conferisce al nostro gruppo una forte matrice di collettività nella composizione e nell'arrangiamento dei nostri brani. Ogni idea musicale individuale viene messa a disposizione del gruppo, diventando fin da subito "di tutti" e consentendo un lavoro di gruppo che arricchisce molto la nostra musica.”
Saihs è un sestetto in cui confluiscono tante esperienze musicali diverse e anche tante differenze. Quanto sono importanti questi elementi per voi? “Come gruppo abbiamo l'intento di proporre una musica legata alle sonorità del jazz contemporaneo, che cerca di andare incontro al modo di fare musica di oggi tenendo ovviamente conto della tradizione che questa musica si porta dietro e di tutte le influenze che può avere. Nel nostro primo album Distopia, pubblicato il 4 luglio 2025 dalla Gleam Records abbiamo cercato di avere questa impronta stilistica, proponendo un genere che vede una forte influenza del jazz moderno ma anche, in alcuni brani, del funk e della musica seriale. Pensando alle caratteristiche principali della band, viene in mente innanzitutto l'organico. Il sestetto con tre fiati, una formazione che ha avuto nella storia del jazz un grande successo ma che oggi sembra meno utilizzata, offre una serie di possibilità timbriche e di arrangiamento uniche, quasi cameristiche. E qui è possibile collegare un altro grande intento della nostra musica, ovvero la ricerca di equilibrio tra gli interventi solistici improvvisati e l'arrangiamento. Proprio questo elemento è stato spesso apprezzato dalle giurie dei concorsi che abbiamo avuto la soddisfazione di vincere.”
In un periodo come questo con tante contaminazioni e i confini tra generi che si abbattono quanto è importante per voi tenere la mente aperta verso nuove frontiere? “Come è già stato detto, crediamo fortemente che la contaminazione in musica sia sempre una grande possibilità a cui guardiamo con molto interesse e curiosità, che può suggerire nuove idee e nuovi spunti. Detto questo, come succede ormai spesso tra i giovani compositori nostri coetanei, non abbiamo la stretta necessità di comporre brani che possano essere racchiusi all'interno di un preciso genere. La nostra volontà è quella di proporre la nostra musica e dare voce alle nostre idee. A conferma di ciò, stiamo già lavorando al nostro prossimo album, che si sta muovendo in una direzione nuova rispetto a Distopia.”
Come vi siete conosciuti e soprattutto quali sono stati gli elementi e le affinità che vi hanno portato a intraprendere questa avventura? “I tre fiati e il contrabbassista Giulio Barsotti si sono conosciuti nel marzo 2023 a Firenze, all'interno di un'agenzia di eventi musicali per la quale avevano iniziato a lavorare. Da lì poi, Giulio ha presentato agli altri Lorenzo Fiorentini (piano) e Edoardo Battaglia (batteria) e ci siamo trovati subito bene umanamente e musicalmente. Qualcuno di noi aveva già qualche brano inedito da sviluppare, così abbiamo deciso di unire le forze e dare vita ai brani con l'intento iniziale di partecipare al Conad Jazz Contest di Umbria Jazz lo stesso anno. Ci siamo accorti fin da subito che dal punto di vista di gusti e stile eravamo molto affini, ma anche che le singole diversità di ognuno di noi trovavano terreno fertile per emergere. Da lì in poi, abbiamo capito che il gruppo aveva delle potenzialità e abbiamo continuato a investire nel progetto e a comporre nuovi brani per ampliare il repertorio.”
Nonostante siate giovani quali sono state le esperienze live che vi hanno formato maggiormente? “Ognuno di noi, prima della nascita dei Saihs, aveva già maturato esperienze professionali in vari ambiti e generi musicali. Come gruppo, tra le esperienze live più formative vanno ricordati i concorsi ai quali abbiamo partecipato, in quanto sono stati una grande occasione per mettersi alla prova confrontandosi con i migliori gruppi di giovani professionisti in Italia e venendo giudicati da grandi personalità della musica italiana. A questo proposito, ci teniamo a ricordare le esperienze live per noi più significative legate ai concorsi nei quali abbiamo avuto la soddisfazione di vincere dei premi, come il Conad Jazz Contest 2025, il premio Perugia Alberto Alberti 2025,il premio Chicco Bettinardi 2024 e il Premio Eddie Lang 2025. Tra i concerti, invece, sicuramente ricordiamo con grande gratificazione il concerto in Piazza Maggiore a Bologna del 14 settembre 2025 in occasione del festival "La Strada del Jazz" e quello del 16 novembre 2024 in apertura a Richard Galliano & The New York Tango Trio tenutosi al Teatro Carlo Monni di Campi Bisenzio”
Per una band di questo tipo invece, che produce soprattutto materiale originale, è più importante il live o vivere la sala prove? “Sono entrambi due aspetti fondamentali, complementari tra loro e che in un certo senso si alimentano reciprocamente. Intendo dire che la sala prove è il vero "cantiere", il laboratorio dove le idee prendono forma, dove anche vengono discusse le questioni più generali del gruppo (scelte artistiche, organizzative ecc..) e dove i concerti stessi vengono preparati. Il live è la dimensione dove tutto il lavoro dietro le quinte viene restituito al pubblico e dove otteniamo feedback, in primis da noi stessi ma anche dal pubblico, su cosa migliorare o su nuove idee che solo l'esperienza del live può suggerire. Tutto questo quindi torna in sala prove per essere elaborato e così via. A tal proposito ci teniamo a ringraziare di cuore anche in questa occasione la Scuola Comunale di Musica di Campi Bisenzio nella figura di Massimo Barsotti, che ci ospita con grande disponibilità e che da due anni a questa parte mette a nostra disposizione gli spazi della scuola.”
Chiudiamo con qualche coordinata, avete in mette nuovi brani e volete segnalarci qualche appuntamento? “Con la data a Bologna menzionata prima, è iniziato il tour di presentazione del nostro primo disco Distopia. I prossimi appuntamenti per ascoltarci dal vivo sono: il 30 dicembre a Orvieto in occasione dell'Umbria Jazz Winter, il 23 Gennaio al Torrione a Ferrara, il 24 Gennaio al Camera Jazz Club a Bologna. Altre date sono in fase di organizzazione, per questo invito tutti a seguirci sulle nostre pagine social per rimanere aggiornati sui prossimi eventi.”
Articolo del
22/10/2025 -
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