I Sonic Jesus sono un gruppo italiano originario di Latina nati da un’idea del polistrumentista e compositore Tiziano Veronese e Marco Baldassari, musicista autodidatta. Sia il gruppo che il sound derivano dal perfetto connubio tra le capacità artistiche dei due, infatti Veronese è il principale autore musicale dei brani dei Sonic Jesus, mentre Baldassari si dedica alle liriche.
Ed è proprio dall’unione di queste due arti che entriamo nel bel mezzo del sound del gruppo: non sempre ben definito ma talvolta con influenze molto chiare ma pur sempre distaccate, come ad esempio dal folk degli anni 60 alla new wave degli anni 80; per certi aspetti, e soprattutto con le dovute proporzioni, in alcuni casi ricordano il sound dei famosissimi Velvet Underground di Lou Reed.
Proprio in quest’ultima descrizione prende vita il loro ultimo lavoro in studio: Dead Man/Transpose. 7” per 45 giri di un LP, a parer mio, molto ben concepito e per niente scontato. Per stessa dichiarazione del gruppo, il lavoro chiude un lungo capitolo della storia del gruppo in quanto è “il risultato di un periodo estremamente creativo e frenetico, vissuto durante il tour Europeo”.
La prima face dell’EP porta il titolo di Dead Man (durata 4:16), composizione che trova le sue radici, appunto, nel genere new wave tipico degli anni 80: chiaro è infatti l’utilizzo di synth e drum machine.
Altrettanto chiaro però è che il corpo (inteso come parte più melodico-strumentale) della traccia reinterpreta in chiave più “moderna” quello che è stato uno dei primi album del gruppo e il relativo sound, cioè Neither Virtue Nor Anger del 2015 (basta ascoltare canzoni come Dead e Luxury per confermare tale teoria).
La canzone inizia con un riff di synth che, quasi da subito, passa il testimone al giro di batteria e alla voce; sparsi per la canzone troviamo anche qualche accenno di chitarra elettrica con un chiaro uso di overdrive. Nel retro del disco, invece, è stata incisa Transpose (durata 8:48) la quale, a parer mio, non si discosta troppo per composizione e concezione dalla precedente Dead Man. La traccia inizia con il classico riff di synth che, con l’inizio della “strofa”, si sovrappone con la melodia principale e alla voce (in entrambe le canzoni sembra essere stato molto accurato il lavoro dietro al missaggio della parte vocale).
Non è difficile intuire che all’interno della canzone siano presenti un giro di batteria e basso che accompagnano tutti i quasi 9 minuti di canzone oltre a numerose sovra incisioni vocali di sottofondo che sembrano accompagnare l’ascoltatore in un “viaggio” all’interno del sound del gruppo; aspetto secondo me molto apprezzabile. Il “periodo frenetico” dei Sonic Jesus sembra aver portato comunque i suoi frutti: questo EP a parer mio è ben concepito e si capisce piuttosto bene il percorso, anche formativo perché no, che il gruppo ha fatto per arrivare ad incidere una sorta di 45 giri. Si percepisce, appunto, il distacco anche dal suono degli album precedenti, i quali hanno più diversità che similitudini con questo “Dead Man/Transpose”
Articolo del
01/02/2018 -
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