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San Diego
Disco
2017
Stradischi
di
Valerio Di Marco
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Prima del sonno vero e proprio c'è la fase ipnagogica, quella cioè che precede l'addormentamento e dove i pensieri assumono forme vaghe e sfumate. Sembra di sognare ma tecnicamente siamo ancora svegli.
Questo particolare stato di (in)coscienza è il concetto attorno al quale ruotano i nove brani d'esordio di questo dj e cantautore romano alla prima prova "lunga".
Siamo svegli ma le reminiscenze, in questo caso eighties, prendono il sopravvento. Alcuni dei brani hanno già avuto il loro bel corso su Youtube ma nessuno di essi sfigurerebbe come ipotetico singolo. Le atmosfere del primi Raf e Ramazzotti rappresentano solo lo strato più esterno e visibile. Siamo i ragazzi di oggi, sembra dirci San Diego. L'importante è il self-control.
Ma non bisogna fermarsi alla superficie. La parte sommersa dell'iceberg è infatti il rimando al per certi versi affascinante mondo sotterraneo dei beach-club nostrani degli anni Ottanta, delle nottate in pista da ballo sgommando sulle Timberland, delle caipirinha buttate giù come bicchieri d'acqua e delle luci a perdita d'occhio sui lungomare della Romagna: in una parola l'italo-disco.
Un immaginario yuppie risvegliato, com'è ovvio, da synth, tastiere, vocoder, drum-pad e hand-clapping d'annata. Oddio, a sentire i testi e considerando che l'autore sia già oggetto di un piccolo culto, il rischio di trovarci al cospetto di un nuovo Calcutta o un nuovo Gazzelle non è campato per aria. Riuscirà la qualità a sovrastare il tutto o trattasi solo dell'ennesimo fenomeno indie (per modo di dire) da una stagione e via ? Ai posteri l'ardua sentenza.
Articolo del
16/12/2017 -
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//www.youtube.com/embed/qAy2ramR5qU
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