Cos’è che ci fa ridere, piangere, sperare e maledire il giorno in cui abbiamo incontrato la persona che è riuscita a farci provare tutte queste emozioni? Semplice, l’amore.
Molto, delle vite di tutti noi, gravita intorno a questo sentimento e, coloro che tentano di tenerlo alla larga, non si rendono conto di essere i primi ad avere un conto aperto con lui. Chi non ha nessuna voglia di scappare e, al contrario, è pronto a farsi travolgere dalla sua onda, è il duo Seconda Vita che, tra le note del loro nuovo album, Scusa Se Sono Un Poeta, ci raccontano emozioni e visioni di questo sentimento infinito che è l’amore.
Ciò che è stato non può tornare indietro ma, se glielo permettiamo, può regalare spunti importanti su cosa lasciarci definitivamente alle spalle e su ciò che è bene custodire gelosamente. Umberto Longoni, con la sua voce persa tra le pagine del libro dei ricordi, ci racconta il passato di chi vorrebbe una nuova possibilità. Versi uniti ad una chitarra gentile che, attraverso le sue armonie, mai abbandonate dal pianoforte e dal basso di Tony Dresti, riescono a catturare più di una emozione in questa “Vorrei Una Seconda Vita”, canzone che apre il disco e non nasconde, nel testo, una metafora che fonde, nell’utopia di una sognata seconda vita, la creazione di questo duo.
Sono convinto che, almeno una volta nella vita, sia capitato a tutti di incrociare qualcuno per la strada che, per i motivi più diversi, ha colpito la vostra attenzione. Pochi secondi che ci hanno immediatamente lasciati soli ad immaginare quella che potrebbe essere la vita di quell’anima sconosciuta. Con la romantica “Parole Di Pioggia” incontriamo, sotto una fitta pioggia di una serata come tante altre, una ragazza che parlava attraverso i suoi occhi pieni di malinconia. Occhi che raccontano di amori sbagliati, sogni rimasti a metà e pensieri ingombranti. E’ facile immaginare Umberto e Tony, nel tentativo di ripararsi dalla pioggia, chitarre alla mano sotto quel portone, provare, con le note di questa dolce ballata disillusa impreziosita dalle viole, di regalare un sorriso a lei, totalmente sconosciuta ma così simile a loro.
Non so se fosse nelle intenzione dei Seconda Vita creare un ponte tra “L’ultimo Vento Di Mare” e “La Mareggiata”, rispettivamente terza e settima traccia dell’album, ma, viste le tematiche, ho come l’impressione che i testi si richiamino tra loro. Il mare, la spiaggia e le onde che lente si infrangono, sono spesso il contorno perfetto per capire che quell’amore appena finito avrebbe avuto tutte le carte in regola per essere perfetto, ma, la vita, non può fermarsi al primo scoglio e la speranza non abbandona il cuore, anche se ferito. Ci vuole “La Mareggiata” con il suo sound più rilassato e latineggiante, in cui la chitarra di Longoni si sente libera di lanciarsi in assoli, regala speranza ad un cuore che non l’ha mai dimenticata, ma, rispetto a “L’ultimo Vento Di Mare” è diventato meno pesante.
In “Scusa Se Sono Un Poeta”, canzone che dà il titolo all’album, troviamo un nuovo lato del carattere di questo duo che fino ad ora ci aveva regalato sincera malinconia e un anima introspettiva. Siamo di fronte ad un pezzo che, visto da un punto di vista parecchio ardito, potrebbe quasi essere ballabile in un immaginario locale fumoso di qualche anno fa. Chitarra da pelle d’oca che fin dal primo istante regala una sensualità incredibile al brano, ogni riferimento a Carlos Santana è puramente casuale, e un testo che fa emergere il lato stravagante e trasgressivo che non ti aspetti. Vedrete, in sede live, a più di qualcuno verrà voglia di alzarsi in piedi e ballare abbracciato alla propria metà.
Torniamo sui binari che i Seconda Vita hanno imparato a farci amare durante l’ascolto del disco e tuffiamoci nelle suadenti note di quella che è una vera e propria ode all’amore. Da notare il grande apporto al sound del pezzo con un Dresti che, con il suo basso, la fa da padrone regalando note profonde che aumentano l’importanza di questo sentimento. Decisamente l’unica via.
Un bicchiere di vino, qualche sigaretta e si torna verso casa, in questa “Notte Milanese” che non fa altro che rallentare l’arrivo in quella che non è altro che una casa vuota. L’amore che non c’è, perso tra la nebbie di vie e locali, che non riescono a scacciare la solitudine di chi, probabilmente, si è accorto troppo tardi del suo valore.
Un tappeto pregno di disillusione fa da sponda ad un arpeggio che apre la via ad un racconto che ci regala un immaginario rinfrancato dal profumo del mare. Un amore finito per colpa di un errore mai perdonato da un orgoglio troppo forte e da un cuore innamorato che ha deciso di non voler soffrire più, nonostante il sentimento che per lei non finirà mai. Abbiamo iniziato parlando di questo sentimento indomabile e finiamo raccontandolo nel modo più buio possibile ma, purtroppo, non gli si può sempre lasciare carta bianca.
Scusa Se Sono Un Poeta non è un disco da ascoltare alla leggera perché rischiereste di non dargli l’importanza che merita. Tra voi ci sarà sicuramente qualcuno che si ritroverà tra le parole di questi otto brani, vi consiglio di portarli con voi e, come si diceva poco più su, custoditeli gelosamente. Complimenti ragazzi, godetevi questa vostra Seconda Vita
Articolo del
11/11/2017 -
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