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Wicked Expectation
Folding Parasite
2017
Autoprodotto
di
Valerio Di Marco
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I torinesi provano ad alzare l'asticella rispetto al sorprendente esordio Visions, cambiando registro e riducendo l'uso delle chitarre a beneficio dei sintetizzatori, che rafforzano la matrice digital caratterizzante il loro sound, tra sequencer, campionamenti e drum-machine.
Un campionario di diavolerie col quale i quattro armeggiano che è una meraviglia, muovendosi tra elettronica, shoegaze e space-rock. A maggior ragione sono da lodarne le capacità, considerato che hanno registrato, prodotto e mixato il tutto da soli.
E se l'esordio in lungo appariva concettualmente più a fuoco, Folding Parasite si smarca da ogni velleità tematica lasciando libera interpretazione a chi sta al di qua degli auricolari. I testi sono volutamente sfumati e le parole paiono scelte più per il suono che emettono che per il loro significato.
Perchè la bellezza non ha bisogno di contorni definiti, e tra le otto tracce in scaletta se ne fa incetta: dall'iniziale Careless Of Doubts, che si dipana tra Moderat e Notwist ed è arricchita da un sample vocale di One Of These Mornings di Moby, a Seriously Laughing che - appunto - sorride ai Radiohead post-Kid A o, volendo, al Thom Yorke di AMOK; da A Place Full Of Sighs, con echi M83, alla title-track che nell'intro ricorda i tipici preamboli Beach House; da Starigrad, con richiami Stereolab, alla conclusiva Cold Fresh Air, con all'interno un sample vocale di Back To Life dei Soul II Soul.
Articolo del
23/04/2017 -
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