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Population 2
Home Sessions
2015
Vipchoyo Sound Factory
di
Claudio Prandin
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In “Ettore e Andromaca”, uno dei suoi massimi capolavori, Giorgio De Chirico ha ritratto due manichini in perfetta armonia tra loro e lo spazio surreale che li circonda. Anche il duo napoletano composto da Francesco Candia e Paolo D’Addio sembra ricercare la perfezione in un mondo abitato esclusivamente da due persone; il nome del loro connubio, Population 2, acquista quindi un valore didascalico esprimendo l’intenzione di creare musica all’interno di un microcosmo a cui solo loro appartengono. “Home Sessions” è il loro bellissimo disco d’esordio ed è contraddistinto da una pacatezza che si mantiene in bilico tra la new wave degli anni ’90 e un attualissimo dream pop elegante e sofisticato. Le chitarre liquide e sognanti disegnano poetiche armonie accompagnando la voce mai sgarbata o prepotente. Gli arpeggi si alternano a momenti più elettrici ma i brani rimangono comunque soffici e lirici; Siren Song e Motherless Child rappresentano perfettamente l’intero lotto. L’accompagnamento alla chitarra di Emerald Green è semplice e minimale ma proprio per questo incisivo ed emozionante. Neapolis è un sentito omaggio alla loro città natale, ricca di tesori e contraddizioni; la chitarra simula il mandolino e riesce ad evocare, nonostante il testo in inglese, le atmosfere della città partenopea. Onestamente non si può parlare di vero e proprio “esordio” in quanto i due autori hanno fatto parte dei Trees, un gruppo molto amato nell’ambiente new wave degli anni ’90, ma questo aggiunge poco a quanto già detto; risulta invece interessante leggere quanto loro stessi dichiarano a proposito del disco:
«Nonostante I trees fossero sciolti già da tempo, abbiamo continuato a scambiarci idee e spunti musicali nel corso degli anni grazie a un certo feeling musicale. I brani sono partiti da spunti e idee che negli anni sono stati raccolti e registrati da Francesco. Successivamente poi le idee sono state migliorate e completate dai testi e dalle linee vocali di Paolo diventando delle vere song. L’approccio è stato sempre quello di registrare in casa attraverso un registratore digitale e con l’ausilio di un pc, poi chitarre e synth hanno fatto il resto. Tutto il progetto poi è stato finalizzato presso lo Studio Vipchoyo Sound a Napoli. Questo è il mood che ha caratterizzato queste home sessions e ci è piaciuto mantenerlo cosi fino alla fine...intimo, semplice e imperfetto nonostante le song alla fine siano diventate ricche di sfumature sia strumentali e sia per i testi scritti e cantati da Paolo».
Articolo del
20/04/2016 -
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