Si presentano con un titolo surreale e, diciamolo, anche un po’ indisponente, i Tuamadre, giovane band genovese alternative - … Rock? No, decisamente no. Alternative – ska, ammesso che esista? A tratti. Alternative – reggae? Idem con patate. Alternativi vogliono esserlo senza dubbio, ma a che cosa di preciso? Qui ci sono tante idee, alcune buone, ma ben confuse. Tentiamo di orientarci chiarendo innanzitutto cosa siano questi benedetti Tordoputti, ovvero creature mitologiche che un esploratore in pieno trip lisergico e il suo fedele sherpa etiope cercano di scovare indagando nelle culture e nelle vestigia di varie civiltà antiche. La contaminazione con il mondo cabarettistico è dichiarata anche grazie alla collaborazione del comico, imitatore e cantautore Fabrizio Casalino, ospite fisso di Colorado Cafè, e alla stralunata presenza scenica della band. Ora, se l’intento della band fosse esplicitamente satirico, premere sul pedale della comicità potrebbe fare gioco, ma in questo caso probabilmente non giova alla presentazione. I brani sono leggeri, ritmati, divertenti anche, ma non si può parlare di una proposta univoca. E, in assenza di una personalità definita, la carica di divertissement della band rischia di sbandare pericolosamente sul versante del demenziale. She Don’t Know Me è l’epitome di tutto ciò, un brano fresco e orecchiabile infarcito di citazioni eterogenee che vanno dagli 883 agli anime. Un po’ troppo eterogenee per non far sospettare una discreta confusione concettuale. Swingin’Fitz e Please Don’t Make Me Blue si attestano più stabilmente su atmosfere jazz, uno in chiave noir e l’altro più vicino alla ballad. Up & Down è forse il pezzo più d’intrattenimento, in cui seguiamo il protagonista attraverso un tragicomico raid del centro commerciale al seguito di parenti e fidanzata. Entrano in scena le sonorità latine in Castaway, storia di un naufragio, mentre Amici Noi vede la partecipazione di Mr. T-Bone trombonista, tra gli altri, di Giuliano Palma. Abbiamo poi i suoni swing di Mon Transsxuelle, gli scherzi sonori di Banana Nana, la dance di Il batterista sulla Luna, il rocksteady di My Gorilla… E qui capite bene che sembra un po’ di fare la lista della spesa. Che la validità tecnica di un musicista stia anche nella sua versatilità, è assodato; ma un album non deve essere una vetrina della personalità dell’autore, o degli autori, e tutti questi erratici, disorientanti cambi di stile non sono certo funzionali ad approfondire i brani, sempre che ci sia una necessità di approfondimento. In questo caso, se c’era un messaggio, è andato perso nella sovrapposizione di migliaia di onde radio discordanti.
Articolo del
28/03/2014 -
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