I rapporti interpersonali e i contrasti a cui inevitabilmente portano come catalizzatore di cambiamento e di crescita umana: bello tosto il concept scelto dai bergamaschi Kingshouters per il loro debutto discografico ”You Vs. Me”. Promossi con riserva, vuoi perché, per bieco campanilismo artistico, ho un debole per le band della mia provincia, di qualsiasi estrazione musicale (prova ne sia il fatto che sul mio lettore MP3 i Verdena convivano, più o meno armoniosamente, con Bepi And The Prismas e gli Aleph), vuoi perché questi scècc (ragazzi) sono giovanissimi e pieni di energie e avranno modo di porre rimedio ad alcune piccole ingenuità perlopiù compositive. Partendo dai riferimenti, loro dicono di ispirarsi a Smashing Pumpkins, Placebo e 30 Seconds To Mars. E qui mi viene un po’ da sorridere: il genio di Billy Corgan si esprime attraverso caleidoscopi musicali certamente più sottili e cangianti, ma d’altra parte puntare in alto non ha mai fatto male a nessuno, e quindi perché no, ci può stare. Per quanto riguarda i 30 Seconds To Mars, posso dire che ho amato visceralmente i primi due album (non meno visceralmente confesso di avere amato Jared Leto con le ciocche magenta come le mie), sono rimasta perplessa sul terzo, mentre sul quarto non ho trovato nulla da scrivere che fosse più tragicomico della realtà stessa, e qualcosa della freschezza di “A Beautiful Lie” sicuramente si fa vivo qui e là nei Kingshouters.
Allo stesso modo c’è qualcosa dei Placebo, il sound effettato, le distorsioni sonore; e addirittura, a concentrarsi, non è impossibile scorgere un’ombra di Cure, periodo “Pornography”. Ma personalmente li trovo più riconducibili all’indie rock post-2000, una via di mezzo tra Killers e Editors, tra inquietudini crepuscolari postmoderne rese ancor più nitide e spaventose dalla gelida luce delle diavolerie tecnologiche e sprazzi luminosi di azzurro in un cielo plumbeo e opprimente. Questo caratteristico gioco di chiaroscuri attecchisce bene nella tempesta elettrica creata dai Kingshouters, che si difendono bene a livello espressivo pur dovendo affinare ulteriormente la composizione e differenziare un po’ di più le tracce. Ad esempio il trittico iniziale Friends, Jane e Dance abbonda un po’ di synth, a detrimento della personalità dei singoli brani. Meglio la parte centrale del platter, in cui si distinguono All I Know About You, Levels e la title track. Non male, decisamente; ma ricordiamoci che la concorrenza è agguerrita in questo campo e serve qualche colpo di genio per rendere vincente un sound di per sé promettente, ma ancora un po’ acerbo.
Tracklist: Friends Jane Dance All I Know About You Not Tomorrow Levels You Vs Me Complications Sometimes I Can’t Sleep The Last Emperor’s Day
Articolo del
24/06/2013 -
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