Chi e che cosa non è precario, di questi tempi? Il lavoro è precario, lo sono i soldi, la felicità, le relazioni, i valori. L’amore lo è per definizione, è l’emozione più sconvolgente ma può essere anche la più volatile ed effimera. Uross, cantautore pugliese già conosciuto con “Lo Squilibrista”, ha composto 9 brani (più una cover), in cui il grande assente è proprio lui, l’Amore, o meglio c’è, ma la sua è una presenza olografica, intellettualizzata, suggerita e descritta più che reale. Un’assenza intenzionale? Uross è veramente riuscito a cogliere l’esasperante presenza-assenza del Sentimento per antonomasia? O le sue canzoni sono interrogativi in sospeso, in attesa di trovare la risposta? Per quanto entrambe le ipotesi restino valide, è più facile propendere per la seconda. Non solo perché è più affascinante e esistenzialista, ma perché l’album in sé trasmette un senso di incompiutezza, di inquietudine, di irrequieta oscillazione tra rock, pop, blues e folk (con un accenno dei REM più riflessivi che fa capolino qua e là), tra Salento e prateria, tra la trepidazione di ore e giorni che scorrono via troppo velocemente e la statica attesa di qualcosa che non arriverà mai. Che questo qualcosa sia l’amore? Che sia la felicità? Non lo sapremo mai. Sediamoci accanto a Uross, e osserviamo immobili questo continuo mutamento. Da ascoltare: Chiedi Alla Polvere, Cane Vagabondo, Sto Così Scomodo Che Resto.
Tracklist: 1. Chiedi alla polvere 2. Ego 3. Noir 4. Claustrofobikronico 5. Cane vagabondo 6. Sto così scomodo che resto 7. Ma il cielo è sempre più blu 8. Bu$ine$$ 9. Flusso d'incoscienza 10. Al mio funerale 11. Lontano
Articolo del
13/04/2013 -
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