Nuovo album per il rapper americano McKinley Dixon, nativo di Richmond, Virginia, ma residente a Chicago. Il disco si intitola “Magic, Alive! ” e attraverso undici tracce originali mette in evidenza un nuovo modo di intendere la musica rap. Si tratta di un approccio decisamente più sofisticato e moderno all’interno del quale il tradizionale “rhymin’” si mescola con lo “spoken word”, il “soul”, l’R&B e con il jazz moderno in un susseguirsi di note dirompenti, di vocalizzi incalzanti e di palpabili emozioni.
Tutto questo però senza mai tradire le radici della musica afroamericana e mantenendo una invidiabile coerenza stilistica. Ci sono piaciuti molto brani come “Sugar Water”, “A Crooked Stick”, “Run Run Run Part II” e la fantastica “All The Loved ones”, composizione ricche di sorprese musicali e gradevolmente imprevedibili, grazie a quegli ingredienti “magici” che sono finiti diritti nel repertorio di Dixon. Impressionante la sezione fiati che costituisce lo sfondo ideale per delle liriche “pesanti e pensanti” che sono state messe a punto con minuziosa ricerca e attenzione da Dixon, appassionato di letteratura da sempre, vorace lettore dei romanzi di Toni Morrison e affascinato dai personaggi della mitologia greca.
Lo “storytelling” non convenzionale di Dixon, magnetico e corale, parte dal “gospel”, coniuga il “rap”, ma arriva poi a soluzioni armoniche più ampie, più estese e decisamente “cool”. Gli arrangiamenti sono semplicemente geniali e vanno bel oltre certi “pattern” scontati e prevedibili dei primi rapper americani. Dixon racconta storie dolorose, non necessariamente le sue, si fa portatore di trauma importanti, racchiude nelle sue composizioni un malessere che cerca di risolvere con la sua musica in maniera liberatoria, catartica. E la cosa gli riesce benissimo.
Un album intelligente e saggio, un compendio di storie moderne, che parla di amicizia, di morte e del coraggio di tre amici che comunque provano a resistere, cercano di andare avanti. Il disco si avvale di collaborazioni importanti, di “special guest” del calibro della bravissima “vocalist” Anjimile, dell’arpista Eli Owens, del trombone di Reggie Pace del “master of ceremonies” Pink Siifu . In conclusione un lavoro che è recitativo e al tempo stesso musicale, che punta diritto al cure di chi ascolta e che si lascia ascoltare per merito di un “groove” interno decisamente atipico, ma funzionale, e tutto da scoprire.
Articolo del
20/06/2025 -
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