Parecchi anni fa recensimmo per questo sito un libro assai interessante di Mark Baumgarten, "Love Rock Revolution: K Records and the Rise of Independent Music".
L’uscita del cofanetto We Are Beat Happening oggi ci fornisce l’occasione preziosa di ascoltare, o riascoltare, l’intera produzione discografica dei Beat Happening, gruppo cardine che in quel saggio ricopriva un ruolo preminente, e che come pochi altri ha esercitato un’influenza massiccia e persistente sull’indie americano.
Compiuti i primi passi con Beat Happening e Three Tea Breakfast, usciti in cassetta tra il 1983 e il 1984, Calvin Johnson, Bret Lunsford e Heather Lewis, da Olympia (nello stato di Washington), hanno contribuito a definire i canoni di un genere musicale che mescolava – stemperandola – la visceralità e l’immediatezza di rock, garage e punk con le sonorità più tranquille di ballate in bilico tra country e folk, giungendo a una sintesi efficace e personale.
Caratteristica fondamentale del loro repertorio (costituito da cinque LP, numerosi singoli ed EP) è l’essenzialità delle canzoni: prive di fronzoli, costruite su giri di accordi elementari, o su riff talmente semplici da rasentare il ridicolo, di solito ripetuti con minime variazioni; sulla voce baritonale di Calvin Johnson e/o su quella aggraziata della Lewis; su uno scarno tappeto ritmico, le cui cadenze hanno spesso un che di tribale e primitivo.
Una formula semplicissima, che, strano a dirsi, si rivela sorprendentemente azzeccata e vincente.
Riascoltati in sequenza, gli album seguono uno schema piuttosto preciso e collaudato, messo a punto già nel primo Beat Happening: la scaletta alterna pezzi trascinanti, talvolta ipnotici, ad altri più rilassati. Presenza standard, o quasi, almeno un brano in cui Johnson recita il testo invece di cantarlo, accompagnato da grancassa, rullante o spazzole. Ricorrenti con una certa frequenza anche l’uso del feedback e di linee di chitarra tra il garage e il surf, e momenti in cui la modulazione della voce arriva alla stonatura.
Altro tratto caratteristico, i testi delle canzoni. Le composizioni dei Beat Happening sono miniature; dipingono storie in cui il candore e l’ingenuità fanciullesche con cui si godono – o si vorrebbero godere – le piccole gioie della vita (i dolciumi, la natura, l’amicizia, l’attrazione fisica) si intrecciano con la malinconia, l’insoddisfazione e il rimpianto. Il trio ci spiazza con la sua capacità di passare da vicende surreali e strambe alla messa a nudo dei problemi legati alla sfera delle relazioni interpersonali e dei sentimenti; dal brio e dalla spensieratezza alla rassegnazione; da punti di vista quasi fiabeschi a dichiarazioni della propria alterità, o delle proprie pulsioni. Anche i temi più delicati sono comunque affrontati in maniera sobria e misurata, scelta del tutto coerente con l’impostazione della band.
Il contenuto di We Are Beat Happening è corposo, ma la musica di Johnson e compagni non provoca sbadigli. Di album in album saltano agli occhi la coerenza del trio, e la freschezza con cui, messi insieme ingredienti di volta in volta simili, riesce a ottenere risultati sempre brillanti e convincenti. Alla bassa fedeltà delle prime opere si sostituiscono registrazioni meno amatoriali e abbozzate, che non tradiscono però lo spirito delle origini. Orecchiabilità, solarità e melodie accattivanti – complice la brevità delle canzoni – assumono più rilievo a partire da Black Candy (1989), ma ogni tappa del percorso riserva sorprese e affascina.
Arduo stilare una classifica dei pezzi migliori, tra chitarre scampanellanti o dissonanti (Bad Seeds, Down at the Sea, Our Secret, Indian Summer, Black Candy, Cast A Shadow, Knick Knack, Tiger Trap), o semi-scordate (Youth), impennate punk (Midnight A Go-Go, Collide), cantilene flemmatiche (Fortune Cookie Prize), bislaccherie acustiche (The Fall, 1, 2, 3) e blues trasfigurati (Red Head Walking).
Uno scrigno di gioielli grezzi, insomma, We Are Beat Happening, da scoprire o riscoprire centellinandone l’ascolto. Lo arricchisce un libro che rende questo box di LP un oggetto davvero desiderabile, e forse l’uscita di maggior interesse – nell’ambito della musica indipendente – tra le ristampe uscite nel 2019
Articolo del
07/12/2019 -
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