Quando il Management del Dolore Post-Operatorio si affacciava “timidamente” alla ribalta del rock indipendente italiano con MESTRUAZIONI (2008, Videoradio), Il Teatro degli Orrori stava incominciando a far tremare sul serio i palchi di tutta Italia con DELL’IMPERO DELLE TENEBRE, gli Zen Circus erano alla prese con l’album punto di svolta della loro carriera e Le Luci della Centrale Elettrica aveva licenziato un disco d’esordio di grande impatto generazionale.
Era un momento di espansione, il manifestarsi di un nuovo verbo per la musica in italiano degli anni Zero. La consacrazione per i nostri arrivò però nel 2012, con AUFF!! (MArteLabel), un disco manifesto che asfaltava gli ultimi residui di lirismo rimasti nel rock italiano con il cantato pungente, sarcastico e franto di Luca Romagnoli, installato nel vortice delle ritmiche pulsanti di punk-funk di Di Nardo e soci. Prodotto da Manuele Fusaroli, che di quella fase fu uno dei produttori di riferimento, all’NHQ di Ferrara, inseriva idealmente il Management in quel milieu di band, anche se per così dire, di seconda generazione.
Ma il 2012 fu anche l’anno in cui il disco d’esordio de I Cani, Lo Sato Sociale, e altri progetti affini diedero inizio a una traiettoria che conduceva l’indie rock italiano a dialogare con alcuni stilemi del pop, a farli propri e rielaborarli, mischiando le carte e facendo saltare barriere e paletti ideologici, e che oggi è visibilmente rappresentata dal lavoro di certe etichette (42Records, Bomba Dischi, Maciste) o in maniera diversa dalla vicenda dei Thegiornalisti. Parallela a queste due traiettorie corre la storia del Management del Dolore Post-Operatorio, e anzi, quest’ultimo UN INCUBO STUPENDO potrebbe rappresentarne una sorta di trait d’union.
L’efficace doppietta che apre il lavoro (Naufragando e Un incubo stupendo) mette subito in chiaro le cose: la forma canzone, prefigurata in alcuni episodi di MCMAO (Il cantico delle fotografie) con intarsi di elettronica al sapor di new wave, è qui totalmente esplicitata e risolta sulle chitarre. La chitarra di Di Nardo, qui responsabile di tutta la produzione artistica, compie trame ritmiche brillanti e molto stringate su cui la voce di Romagnoli lascia il declamato e si dispiega cantando, un testo peraltro vagamente ispirato, nel caso di Naufragando, all’opera teatrale di Sartre A porte chiuse (“l’inferno sono gli altri”). Ci riporta verso territori più vicini agli esordi Il mio corpo, che su un ballabile alla Franz Ferdinand tratta con levità il tema delicato (e molto attuale) del rapporto tra il corpo, etica e istituzioni.
Ecco, è forse leggerezza la parola chiave che emerge ascoltando queste dieci tracce, parola che per una band ormai giunta al quinto lavoro vuol dire anche voglia di scrollarsi di dosso i propri cliché, la propria immagine di se stessi e certe cupezze, confezionando un disco di sincero power-pop, fatto quasi esclusivamente di chitarre, batteria, basso e melodie, che richiama a tratti le soluzioni e le atmosfere dei colleghi Zen Circus. E se la voglia è quella di liberarsi, allora si giunge alle estreme conseguenze con Esagerare sempre, un inno privo di qualsiasi intellettualismo, dedicato alle serate alcoliche trascorse nel proprio locale di riferimento, tra “i nostri amici, pazzi a tempo indeterminato. Rari e speciali, come tutte le cose preziose”. UN INCUBO STUPENDO è in definitiva un album che getta una serie di spunti verso un futuro tutto da scrivere, a patto di tenere bene a mente le priorie particolarità e i propri punti di forza
Articolo del
10/03/2017 -
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