A distanza di tra anni da “Quixote” esce il nuovo album dei Pollock Project. Il disco si intitola semplicemente “Ah!” ed è il terzo lavoro della band guidata da Marco Testoni, compositore poliedrico che si alterna alla batteria, alle percussioni e al pianoforte, ma è anche il supervisore di tutta la sezione elettronica dell’album. La band deve fare i conti con l’assenza di Nicola Alesini, ai fiati, che però viene degnamente sostituito da Simone Salza, al clarinetto e al sassofono. Completa la formazione Elisabetta Antonini, ottima “vocalist” e grande interprete di jazz contemporaneo. I Pollock Project ci propongono un jazz moderno e decisamente atipico, all’interno di un tessuto musicale che non esclude richiami all’elettronica, che prevede campionature vocali e che rivela una struttura armonica dai richiami fortemente cinematici. Prima di scrivere la recensione abbiamo seguito i Pollock Project dal vivo qui a Roma, al Teatro Studio dell’Auditorium Parco della Musica e il fatto di ascoltare le nuove composizioni all’interno di un set fotografico firmato da Andrea Bigiarini e intitolato “The Unexpected Happening” ci ha permesso di valutare meglio l’impatto musicale della band. Un gruppo totalmente aperto alla cultura e alle influenze di Paesi diversi, una band che riesce a fare proprie suggestioni lontane e inserisce la musica come componente di una visione artistica complessiva, visionaria e potente. Un po’ come l’arte di Pollock, un po’ come quella esclamazione che intitola l’album, risultato di un momento di stupore, come quando chiudiamo gli occhi abbagliati da un fulmine. Hanno preso parte alle registrazioni del disco anche il chitarrista svedese Mats Heldberg, insieme con Andrea Ceccomori al flauto, Simona Colonna al violoncello, Primiano Di Biase al pianoforte, Stefano Roffi al contrabbasso e Daniela Nardi (suo lo “spoken word” che potrete ascoltare sull’album). Musica istantanea, jazz senza confini, techno beat che si alternano ad assoli di sax tenore devastanti, afro beat e qualche citazione ”free jazz” tratta dalle sonorità che furono di John Coltrane, Miles Davis e Sun Ra. Un mix fragoroso e importante che trova i suoi momenti migliori in composizioni come Aura, Mystical PR, Pelham, Anna Blume e Impossible Humans, tutte firmate da Marco Testoni. Da segnalare inoltre due ‘cover version : la riproposta di Naima, un noto pezzo di Coltrane, e una nuova versione di Varuo dei Sigur Ros, la nota band di post rock islandese. Due elementi questi solo in apparenza lontani, perché confluiscono con raffinatezza, eleganza e con una buona venatura di lucida follia nella musicalità esagerata e esaltante dei Pollock Project. Da ascoltare.
Articolo del
27/03/2016 -
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