Richard D. James aka Aphex Twin torna a pubblicare un lavoro a 13 anni dal formidabile 'drukQs': questa la notizia, arcinota da tempo. E nel giro di pochi giorni si è anche scritto di tutto intorno agli oltre 64 minuti di 'Syro', perfetta sintesi di quella che potremmo chiamare Aphex Anthology. E considerando la proverbiale ritrosia del Nostro per la stampa è sembrata quasi eccessiva anche l'ampia, e divertente, intervista rilasciata da Richard D. James in persona a Philip Sherburne di Pitchfork (Strange Visitor. A Conversation with Aphex Twin).
Perciò qui non resta che glossare a margine.
Iniziando con la veste grafica del CD, per chi ancora li compera. Una scomodissima custodia in cartone che si ripiega per ben cinque volte, necessaria per accogliere la lista di tutte le spese effettuate per la produzione e commercializzazione del suddetto CD, rigorosamente messe in fila, in centinaia di righe scritte in nero su fondo bianco. Quindi il foglio interno con l'elenco di tutta la strumentazione analogica e digitale utilizzata. I battiti per minuto (bpm) di ciascun pezzo, puntualmente segnalati, vanno dai 120 iniziali ai 102 finali, passando per picchi di oltre 160. Una esplicita pulsione enciclopedica, quasi a prendere profondamente per i fondelli la maniacale ossessione di informazioni ricercata non solo da parte di fan adoranti, ma anche da deliranti critici musicali, notoriamente, nella maggior parte dei casi, dei veri e propri disadattati (così almeno la pensa il protagonista di 'Chronic City' di Jonathan Lethem). A cominciare dal sottoscritto, sia chiaro.
Quindi l'ascolto, che portiamo avanti da settimane, con poca soluzione di continuità, tra pc, stereo, macchina, smartphone, cuffie. È un gran bel disco: c'è poco da dire. È anche una grande sintesi delle sonorità di Aphex Twin: per questo Aphex Anthology, per noi. Per tagliare corto: è una formidabile enciclopedia di quasi trent'anni di ricerche sonore. C'è davvero tutto quello che avremmo voluto trovare: una splendida summa dell'epopea Aphex Twin. Enciclopedia sonora e puntiglio enciclopedico nell'elencare tutto quello che si è utilizzato si tengono quindi insieme.
Ed ecco i 12 impronunciabili titoli, come al solito, di 'Syro' (da pronunciare Sigh ro, parola priva di senso pronunciata dal figlio di Aphex, come tiene a sottolineare lo stesso padre). minipops 67 [source field mix] è l'inizio perfetto e anche il singolo in circolazione da tempo: un gioiello in miniatura di cinque minuti scarsi, da sublimi melodie appena accennate ai battiti de-strutturati, fino alla voce passata al vocoder dello stesso Aphex: chi se lo aspettava di trovarlo anche vocalist? Subito dopo ecco l'epica suite di XMAS_EVET10 [thanaton3 mix]: oltre dieci minuti di pura beatitudine rallentata, tra tastiere, echi, riverberi, cori, percussioni che lasciano solo presagire la virata afrofusion della successiva produk 29. Quindi la sintesi perfetta dell'ultimo trentennio electro e Idm è 4 bit 9d api+e+6, prima dell'evocazione rave, con cassa troppo dritta di 180db_. Così si entra nel cuore pulsante e irriducibile di CIRCLONT6A [syrobonkus mix] e CIRCLONT14 [shrymoming mix], la prima con intro di voci filtrate, la seconda con i battiti più frenetici, entrambe attraversate da squarci di pura poesia sonora e corale. Quindi i virtuosismi di syro u473t8+e [piezoluminescence mix], tra sprazzi riflessivi e svisate soniche, prima della serrata e leggera PAPAT4 [pineal mix], che aumenta i battiti fino al drill'n'bass, intervallato dalle solite splendide melodie, di s950tx16wasr10 [earth portal mix], infaticabile cavalcata finale oltre i 160 bpm. Per finire c'è solo lo spazio per un altro classico colpo à la Aphex: le note di piano dedicate ad Anastasia, sua moglie, con l'anagrammatica aisatsana.
Così il cerchio si è compiuto. Per chi scrive sembra che Aphex Twin abbia voluto condensare i suoi praticamente trenta anni di carriera: per mettere un punto. 'Syro' è il capolavoro che segna la fine di un'era. Quella iniziata negli anni Novanta dei mondi paralleli di jungle, rave, elettronica, di cui parla Aphex nella succitata intervista. Qui è tutto squadernato, secondo lo stile da artista cesellatore di Richard D. James: questa volta un po' meno introverso, sempre da irregolare, scostante ed eccentrico. Del resto tiene a ribadire: “I'm an erratic person”. Al contempo vive da anni appartato in Scozia e praticamente le voci di tutti i suoi familiari appaiono in quest'ultimo lavoro. L'acronimo WARP dell'etichetta di Sheffield che da sempre pubblica Aphex Twin pare sia sempre stato per Weird And Radical Project, oltre che per We Are Reasonable People. E Rephlex è il nome della casa discografica creata da Aphex all'inizio dei 90s. La riflessività dei radicali, strambi eppure ragionevoli progetti di Richard D. James e dei suoi infiniti gemelli (Aphex, Polygon Window, l'AFX di Chosen Lords, 2006, ma qui, soprattutto, il sempre troppo sottovalutato The Tuss) è al suo apice. Ora si ha come la sensazione che possa iniziare una nuova vita per Aphex Twin. Speriamo solo non si debba aspettare i prossimi tredici anni.
Articolo del
17/10/2014 -
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