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Area765
Altro Da Fare
2014
Fuori Dal Centro/Goodfellas
di
Martina Tiberti
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Seguendoli nel tour acustico della scorsa stagione molti si erano chiesti quale sarebbe stata la prossima mossa degli Area765. Qualcuno aveva pensato ingenuamente ad un periodo di pausa creativo (della serie ‘intanto suoniamo in giro che poi si vedrà’), ad alcuni era venuta in mente la possibilità di un disco interamente live, placida conseguenza del successo del nuovo set acustico. Niente fuoco, nemmeno fuochino, acqua, profonda. Niente riproduzione live, niente Best Of (vedrete come sia decisamente troppo presto) e soprattutto niente pausa creativa: per chi sa leggere tra le righe è abbastanza chiaro che i due inediti del disco sono due porte aperte su una stagione composita nuova, spolverata dalla pesantezza di un passato che faticava a trovare la dimensione giusta per ripartire. Dopo anni in cui reinventarsi non è stato sempre gioco facile, il gruppo arriva ad una consapevolezza artistica non comune, trovando il proprio punto di forza nella flessibilità dei continui cambiamenti. Ed è così che una leggerezza inaspettata e benvenuta soffia una ventata di freschezza su tutte le tracce del nuovo album : perché alla fine dei conti dopo tanti sforzi basta avere in tasca "Altro Da Fare" spalancare i finestrini al suono di un’ispirazione imprevista e il gioco è fatto.
Il risultato sono diciotto tracce lavorate con la precisione di un quadro all’uncinetto: arrangiamenti studiati con il rigore e la passione di un vecchio contadino per un disco dalle collaborazioni interessanti e promettenti (vedi Emanuele Colandrea degli Eva Mon Amour). Ed ora con le orecchie aperte vediamo cosa c’è di nuovo e cosa è rimasto di quello che per i più è già familiare. Dà il titolo al disco la prima traccia Altro Da Fare, una frustata di vento fresco che arriva dai finestrini aperti di un viaggio che non ha più alcuna destinazione precisa cui rendere conto. Perché spesso è perdendo gli obiettivi che si credevano certi che le cose iniziano ad accadere. Quelle che non ti aspettavi. E allora scopri che un crocevia in precedenza tanto temuto è l’occasione di una scelta per cui non senti più apprensione. Pochi attimi di vuoto tra una traccia e l’altra e già Ultimo Tango ci fa salire in alto, quasi a toccarle quelle nuvole sfuggenti sotto cui vive per appena cinque minuti l’intensità di un amore che non può essere svelato se non dalle voci dei cantanti e nelle pagine mai lette di due desideri destinati a separarsi. Si continua andando a ritroso con una ballata agrodolce sulle curve di ritmiche folk-rock che guadagna il proprio punto di apertura in un ritornello impreziosito dal violino di Monzi. Come nella canzone, l’amarezza è una fase temporanea della vita. Basta aspettare il momento giusto per cambiare il ritmo dei propri passi. E sul finale del brano, quello che era cominciato come la dichiarazione di un tormento si trasforma in una danza estiva.
Nella storia in avanti e indietro ripercorsa nel disco, si spalanca un ventaglio di sensazioni diverse: sulle note delicate di Galleggiare i dubbi di una pausa forzata rafforzano l’idea di un imminente ritorno, ci si rialza in piedi con le mani fuori dalle tasche ai suoni familiari di Chi Arriva Primo Aspetta, si tira un sospiro di speranza e fortuna con Sette Stelle, ci si muove a passi di danza sull’ukulele di Tra La Luna e La Tua Schiena, si riflette sul bel testo di Nonostante e si ricomincia di nuovo l’ascolto per due, tre volte. Ascoltando bene le dinamiche si comprende la profondità del lavoro che ha sostenuto il cambiamento acustico di ciascun pezzo. Non troverete né autoreferenzialità né facili ripetizioni: il risultato è il frutto di un’architettura sonora lavorata con cura giorno dopo giorno, di abili di lavori di manovalanza sul passato che rivelano emozioni più accese sotto la roccia di forme canzoni che sembravano cristallizzate in un passato ingombrante. Ed è proprio in questa nuova chiave che anche pezzi più recenti come Kant vs Dylan Dog e Quello Che Decidi Solo Tu si rinnovano, si levano i vestiti invernali di dosso e fanno il cambio di stagione correndo, come una zingara che indossa solo due capi all’anno, uno per il caldo e uno per il freddo. Tornando con un’orchestra di suoni che diverte e fa venire voglia di scappare per sempre dalla città, gli Area765 la scommessa più grande sembrano averla vinta. Dopo più di quindici anni di peripezie non sempre gradite sono capaci di tirarti fuori dal mazzo un’altra carta vincente. E voi? Se siete ancora nel dubbio, salite in macchina, accendete lo stereo e ripartite di nuovo.
Articolo del
25/06/2014 -
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