Non c’erano i Bad Seeds con lui ieri sera. Ma a supportare Nick Cave, al pianoforte e alla voce, si notava la presenza di Colin Greenwood, il bassista dei Radiohead. Si erano conosciuti in tour, avevano stretto amicizia e hanno poi deciso di continuare insieme per una serie di date nelle città europee che Nick amava di più. Fra queste Roma, con la Cavea dell’Auditorium piena in ogni ordine di posto e pronta ad accoglierlo. “Girl In Amber”, non ci poteva essere inizio migliore: una canzone tratta da un album oscuro, dal quale adesso lo stesso Cave prova a prendere le distanze, ma un pezzo meraviglioso che evoca vicinanza e dolore.
Nessuno come lui riesce ad entrare e ad uscire da uno stato psichico e mentale tanto profondo e così sofferto. Attraverso la musica, grazie alle canzoni che scrive, il suo corpo espelle il dolore, dopo che ne è stato devastato, come nel caso della perdita dei suoi figli, Arthur e Jethro e della sua ex compagna Anita Lane.
Le esecuzioni dei brani del passato, mi riferisco a canzoni come “Watching Alice” e “Shivers”, hanno avuto una riuscita migliore rispetto alle nuove canzoni. Molto belle anche “Higgs Boson Blues”, dedicata a Robert Johnson, lo straordinario chitarrista blues americano morto a soli 26 anni d’età e che aveva venduto l’anima al Diavolo in cambio del dono di saper suonare la chitarra, e “Avalanche”, un tributo alla poetica di Leonard Cohen. “O Children” è stata introdotta da un breve discorso, contenente però una punta di amarezza, sulla nostra incapacità nel saper proteggere, in tutto e per tutto, i nostri figli, “Galleon Ship” nasce invece come una canzone d’amore per sua moglie Susie, scritta accanto a lei sul letto, mentre la guardava dormire.
Fra i brani di “Wild God” abbiamo apprezzato “Joy” e soprattutto “Cinnamon Horses”, la cui origine lui stesso non riesce a spiegare, ma che contiene delle liriche stupende come “because love asks for nothing but love costs everything” (l’amore non ti chiede niente, ma ti costa ogni cosa). Nick Cave poi si lascia andare ad un gioco di parole fin troppo facile e dedica “Balcony Man” agli spettatori della balconata (suscitando cori e ovazioni da stadio) per poi soddisfare il pubblico seduto in platea dedicando loro un classico come “ The Mercy Seat”.
Uno sketch un po' troppo televisivo, una piccola caduta di stile forse, dalla quale però Nick si riprende subito con delle versioni scarne e altamente drammatiche di “The Ship Song” e di “The Weeping Song”. Il contributo di Colin Greenwood, al basso, è prezioso, in particolare su “Cosmic Dancer” (“cover” della nota canzone dei T. Rex di Marc Bolan), ma lo abbiamo visto un po' troppo in disparte nel contesto generale del concerto. Bellissimo il “crescendo” di “Jubilee Street”, che ha preceduto l’immancabile “Push The Sky Away” che incanalato come sempre tutte le aspettative mistiche e religiose di Mr Cave.
Unico inconveniente il fatto che l’invito al pubblico di avvicinarsi a lui, si è trasformato in pochi minuti in un assalto al palco vero e proprio, contenuto in maniera fin troppo brusca da quelli della “security”. Lo stesso Nick Cave ha calmato poi alcuni energumeni della sicurezza che temevano (addirittura) un crollo del palco e delle casse armoniche! Non poteva mancare, sul finale, l’esecuzione di “Into My Arms”, bella come la ricordavamo, toccante come sempre.
SETLIST Girl In Amber Higgs Boson Blues Jesus Of the Moon O Children Cinnamon Horses Galleon Ship I Need You Waiting For You Watching Alice Joy Papa Won’t Leave You, Henry Balcony Man The Mercy Seat The Ship Song Avalanche The Weeping Song Skeleton Tree Jubilee Street Push The Sky Away Encore: More News From Nowhere Shivers Cosmic Dancer Into My Arms
Articolo del
22/07/2025 -
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