Inutile negarlo: siamo tutti affetti dalla sindrome di Actarus. Quella malinconia sottile, quell'amore delicato e quel senso di esilio cosmico che ci prende ogni volta che le note di Goldrake attaccano. L'epopea di UFO Robot Grendizer, sbarcata in Italia nel '78 con la forza di un maglio perforante, non è mai stata una semplice cosa da bambini.
È un mito fondativo che, diventato un classico di alto livello, solleva domande dannatamente profonde sulla guerra, l'alterità e l'eterno dramma della condizione umana. E la sua persistenza nel tempo è una verità inconfutabile: a cinquant'anni dal debutto in Giappone (1975), la messa in onda italiana risale invece al 1978, questo robot non è affatto pensionabile, anzi vive e lotta insieme a noi. La prova? La recente, clamorosa celebrazione in prima serata su Rai 2 di domenica 6 ottobre (dopo quella del reboot a gennaio scorso), che ha visto la messa in onda dei primi episodi originali restaurati in onore del cinquantesimo anniversario della nascita di Goldrake.
Un evento che ha catalizzato l'attenzione di tantissime persone per l'ennesima volta, dimostrando che il suo fascino è transgenerazionale e l’icona creata da Gō Nagai è entrata nell'immaginario collettivo. Ma perché questa vecchia storia di fantascienza mantiene una presa così salda su di noi? La risposta più profonda, vera analisi sociologica, geopolitica ma pure intima, prova a fornircela il saggio "Se Goldrake fosse esistito" di Émilie Rauscher, tradotto da Letizia Peressini, 160 pagine illustrate, Prezzo: 19,00 €, ISBN: 9788885457645, edito da Kappalab, casa editrice bolognese specializzata in saggistica di alta qualità sulla cultura giapponese e i suoi fenomeni più rappresentativi come le produzioni dello studio Ghibli. Il volume della Rauscher non è una semplice celebrazione per nostalgici, né un resoconto sull'anime. È vera analisi culturale che affronta la guerra contro l'Impero di Vega da una prospettiva reale che risponde all'interrogativo "e se fosse successo per davvero?".
L'autrice propone un viaggio sorprendente che incrocia scienza, politica e psicologia per esplorare le conseguenze concrete che un conflitto di tale portata avrebbe generato sulla Terra. La Rauscher non si tira indietro di fronte alle domande, forse nemmeno tanto scomode dopo anni di guerre viste in tv: come si sarebbe organizzata la difesa planetaria? Quali dinamiche e alleanze geopolitiche si sarebbero innescate tra le nazioni terrestri?
Mentre il cuore del saggio, e vero motivo per cui Goldrake è tanto amato, sta nell'analisi psicologica che l'autrice gli dedica: Actarus è l'incarnazione del migrante cosmico, è l'uomo che ha perso tutto, il suo pianeta, la sua vita precedente, la sua identità, e combatte per una casa che non è la sua, con la paura costante di rivelare la propria natura aliena e pagarne le conseguenze. Questa è la verità psicologica che l'anime ci ha messo davanti agli occhi sin dal lontano 1978.
La sua storia risuona potente insieme alla "questione dell'invasione" ancora schiacciante nel Giappone post-bellico da poco liberato della presenza americana, offrendo una metafora catartica. Goldrake non è solo la macchina, è il corpo esiliato che diventa scudo. E il suo successo intramontabile, dalle celebrazioni varie (Los Angeles e Tokyo gli hanno dedicato kermesse con più di diecimila persone) all'analisi che ci propone il saggio della Rauscher, conferma che è la metafora della nostra fragilità globale e della necessità, forse utopica, di trovare un nemico comune per smettere di essere il nemico di noi stessi.
In fondo, "Se Goldrake fosse esistito" e il restauro e messa in onda degli episodi ci ricordano che il cartone animato più amato al mondo è una lezione di storia, mascherata da fantascienza
Se Goldrake fosse esistito di Émilie Rauscher 24X27, 160 pagine a colori. ISBN 9788885457645 19,00€
Articolo del
08/10/2025 -
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