Daniel Ekeroth non è uno sconosciuto per quanti abbiano una certa dimestichezza con sei corde urlanti e testi splatterosi. Ma con Swedish Death Metal. La vera storia del Death Metal svedese, pubblicato in Italia da Tsunami, il bassista dei Tyrant, attivo anche in numerosi progetti paralleli, svela un’inedita vena, che potremmo definire sia letteraria che saggistica.
Ekeroth, classe 1972, partendo dai ricordi di un’adolescenza vissuta a cento e rotti decibel ha romanzato la genesi e l’evoluzione di uno dei generi musicali più controversi di sempre. Il risultato è una cronistoria incredibilmente dettagliata, ma mai noiosa, perché sempre narrata da un punto di vista estremamente personale. Arricchito da una quantità mastodontica di fotografie inedite, flyer e artwork d’epoca, interviste e immagini di alcuni tra i più improbabili memorabilia che la storia della musica ricordi, il libro rischia di essere dispersivo dato l’incredibile numero di band e informazioni che Daniel ha rintracciato e inserito; tuttavia la prosa è scorrevole e l’esposizione è incredibilmente viva e dinamica. Affiora qua e là un po’ di inevitabile nostalgia per il bel tempo che fu; ma agli istrionici protagonisti di questa cronaca travolgente bastano poche righe per rimpossessarsi della scena a colpi di discutibili trovate artistiche, deliri alcolici, dichiarazioni allucinanti e pura, sana, benedetta stupidità adolescenziale. Perché, non dimentichiamolo, ad evocare questa nuova, minacciosa entità musicale dal vuoto cosmico dell’allora scarna scena metallica svedese, furono nulla più che un branco di ragazzini scapestrati e senza molto da fare.
Per sconfiggere la noia ascoltavano Radio Rockbox e si riunivano presso la mappa della metropolitana di Stoccolma, o nel negozio Heavy Sounds, un piccolo, prezioso santuario del metal e dell’hardcore importati dalla Bay Area. A un certo punto qualcuno di loro decise di imboccare il “sentiero della mano sinistra” indicato oltreoceano da Slayer, Deicide e Morbid Angel, e in Europa dagli Hellhammer - poi Celtic Frost -, e di impegnarsi a renderlo ancor più osceno e pestilenziale di quanto già non fosse. Fu così che nacque tutto quel corredo di eccessi etilici e mortiferi, che costituisce il lato folkloristico, buzzicone e, non di rado, farsesco del metal estremo (no, dico sul serio: prendete una qualunque citazione di Glen Benton, e ditemi se non c’è da sbellicarsi dalle risate). Molte delle formazioni seminali citate da Ekeroth sono note al grande pubblico solo perché i loro sforzi espressivi sono stati coronati da denunce penali, editoriali scandalizzati e genitori in crisi di nervi (ancora oggi mio padre si approccia con grande circospezione al tasto di accensione della mia autoradio, timoroso dei demoni infernali che potrebbero fuoriuscirne).
Ma questo non è che l’aspetto mediatico e spettacolare della storia, lo stesso che, pochi anni dopo, fagociterà anche il black metal, con l’accusa di incitazione al satanismo. Troppo spesso ci si dimentica che Nihilist, Merciless, At The Gates, Grotesque, Entombed, Treblinka - mai nome fu più infelice, e infatti successivamente divennero i Tiamat -, e naturalmente sopra e avanti a tutti i Bathory dell’indimenticabile Quorthon, hanno dato vita a qualcosa di inarrestabile, che vive, affascina e fa proseliti ancora oggi.
Daniel Ekeroth lo spiega a chiare lettere, e ci ricorda come dietro all’irresistibile onda d’urto che, partendo dalla Svezia, travolse tutto il mondo, ci fosse un fermento e un entusiasmo oggi inimmaginabile, non supportato da alcun podcast o social network, bensì solo dalle onde radio e dal tape trading maniacale. E’ stato divertente per chi l’ha vissuto e per chi l’ha seguito, ecco tutto, al netto delle paranoie satanofobiche. E non senza un briciolo di malinconia, pensiamo a come sono degenerati i tempi: vent’anni fa, la risposta a quanti cercavano la trasgressione nella musica era il death metal; oggi, è Lady Gaga. Meditate, gente, meditate.
Articolo del
19/10/2012 -
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